Il tribunale ha detto sì al censimento dei rom

Censire i rom di via Triboniano non solo è legittimo, ma anche utile per «l’adozione di interventi che rendano possibile ai soggetti censiti l’accesso al welfare». Inoltre, la «massiccia presenza nel solo territorio della città di Milano di circa seimila cittadini nomadi» determina «un’evidente situazione di degrado igienico,sanitario e socio-ambientale, di conseguente allarme sociale», non solo per «aspetti di sicurezza, ma anche di ordine pubblico». A scriverlo è il giudice civile Angela Bernardini, che ha respinto il ricorso con cui 11 rom - sostenuti tra gli altri anche dal cotituzionalista e candidato alle primarie del Pd valerio Onida - chiedevano che venisse dichiarato il carattere discriminatorio dei provvedimenti del Governo sull’emergenza nomadi.
Le famiglie rom avevano intentato la causa contro la Presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e il prefetto di Milano, chiedendo che venisse dichiarato lo stop immediato ai censimenti che i prefetti possono fare negli insediamenti dei rom. Per il giudice, invece, spiega nell’ordinanza che «deve escludersi il carattere discriminatorio dei provvedimenti» del Governo, perché a Milano c’è una «situazione di criticità» riguardo ai rom, che può essere affrontata con «mezzi e poteri straordinari». Il decreto del Governo,sostiene anche il magistrato, «diversamente da quanto prospettato dai ricorrenti, non ha identificato nella mera presenza di persone appartenenti a comunità nomadi la ragione dello stato emergenziale», ma è relativo ai campi autorizzati o abusivi. E il censimento «era in realtà rivolto alle persone presenti negli insediamenti di comunità nomadi, indipendentemente dall’etnia». Nessun carattere razzista del censimento, dunque. Semmai, la necessità di «soddisfare adeguatamente le esigenze abitative attraverso la realizzazione di altri campi autorizzati; ripristino dei livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie; inserimento e integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento alle misure a sostegno dei minori, nonché volte a contrastare fenomeni di commercio abusivo, dell’accattonaggio e della prostituzione; scolarizzazione e avviamento professionale e coinvolgimento nelle attività di realizzazione o di recupero delle abitazioni».
E il giudice, per dare le dimensioni del fenomeno, dà qualche numero. «Nella provincia di Milano gli insediamenti rom e sinti erano pari a circa 13mila persone nel 2007, a circa 4.150 persone presenti sul territorio di Milano al 31 dicembre 2006, secondo la stima operata dall’istituto di ricerca Ismu citata dagli stessi ricorrenti». Ed è proprio sulla base di questi numeri che «deve escludersi il carattere discriminatorio dei provvedimenti impugnati».


Esulta per la «sonora bocciatura» dei ricorso il vicesindaco Riccardo De Corato, che bolla l’intera vicenda una «pretestuosa polemica avanzata da fasulli buonisti che, mentendo a se stessi, evocano inesistenti fantasmi discriminatori e razzisti».

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