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Tribunale, rischio-contagi Un’aula chiusa per la Tbc

Non manca solo la carta per le trascrizioni al Tribunale penale di Roma, ma anche alcuni oggetti che dovrebbero tutelare la salute degli addetti ai lavori, come le mascherine protettive da indossare, tra l’altro, nei casi in cui venga condotto in aula un imputato affetto da gravi patologie infettive. Carenze che, insomma, non solo si ripercuotono direttamente sul lavoro di giudici e impiegati, ma che mettono a rischio l’incolumità delle persone. Il disservizio, mai denunciato dalla varie sigle sindacali, è tornato di piena attualità appena due giorni fa quando nell’aula della nona sezione penale si è presentato, appunto, un detenuto malato di tubercolosi, malattia altamente contagiosa che si trasmette per via aerea.
Ad accompagnarlo quattro agenti della penitenziaria anch’essi muniti dell’indispensabile mascherina; anche il giudice monocratico e i suoi collaboratori, un ufficiale giudiziario ed un cancelliere, avrebbero dovuto osservare questa necessaria precauzione ma per loro non è stato possibile proteggersi perché in nessuna delle cassette di pronto soccorso sistemate ai vari piani del Tribunale erano presenti mascherine. L’udienza è andata avanti regolarmente; così come, ieri mattina, l’aula della nona sezione, è stata regolarmente aperta per lo svolgimento delle udienze di un diverso organo giudicante, il collegio presieduto da Roberto Mendoza. Il magistrato però, saputo dell’episodio avvenuto il giorno prima, ha immediatamente informato il presidente del Tribunale Luigi Scotti che ha disposto senza indugi la chiusura dell’aula per l’indispensabile disinfestazione; il collegio si è spostato in un’altra aula al primo piano della stessa palazzina continuando le udienze. «È la prima volta che succede una cosa del genere – afferma un impiegato in servizio al Tribunale penale da tre anni – più volte si sono presentati detenuti malati di Aids ma si tratta di una patologia che non si trasmette anche con il respiro come la tubercolosi. Che io ricordi nessuna aula è stata mai chiusa per disinfestazione».
Anche un magistrato onorario ammette che «negli ultimi sei anni, da quando sono qui, non è mai accaduta una cosa del genere; ricordo solo che un anno fa, nell’aula nove della palazzina B (ex pretura ora ospita le aule dei giudici monocratici), fu visto passeggiare tranquillamente un topo ma non fu disposta alcuna disinfestazione. Ciò che è avvenuto alla nona sezione penale ha dell’incredibile». L’impiegato della segreteria del presidente Scotti, al terzo piano della stessa palazzina in cui si è verificato l’episodio, allarga le braccia rassegnato, come a dire che la situazione è sfuggita di mano e in Tribunale si va avanti sperando che non accada mai l’irreparabile. «Non possiamo farci niente – dice – non abbiamo i soldi per provvedere a tutto, dobbiamo scegliere e fare di necessità virtù anche se in questo caso ci va di mezzo la salute». Un’impiegata in servizio alla Procura, ossia nella palazzina adiacente a quella del Tribunale, non sembra sconvolta quando apprende dell’accaduto. «Sa quante volte ci è capitato di svolgere interrogatori con malati di Tbc o altre malattie infettive senza indossare la mascherina? – ci domanda come se si trattasse di una consuetudine -. Il medico ha detto che basta trovarsi a una distanza di oltre mezzo metro per evitare contagi».


Dal Tribunale civile a quello penale insomma la situazione non cambia, anzi i disagi sembrano riguardare ormai ogni profilo, sia quello lavorativo che quello della sicurezza; e ciò è testimoniato dalle continue agitazioni degli addetti ai lavori della giustizia registrate di recente.

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