
I paradossi e le disuguaglianze di Milano in mostra alla 24esima esposizione internazionale dal titolo «Inequalities». «Per sei mesi, parleremo di diseguaglianze. Lo faremo parlando di città e spazi, ma anche di corpi e vite. Il tema scelto - spiega Stefano Boeri, presidente di Triennale e Commissario generale della 24esima esposizione - conferma il nostro ruolo di sensore della contemporaneità, collettore di idee e progetti che l'umanità, di volta in volta, affronta».
Il piano terra del Palazzo dell'Arte ospita le riflessioni sulla dimensione geopolitica delle città e sul nuovo significato che hanno assunto nelle diverse sfere della vita urbana i termini di «ricchezza» e «povertà». Il Centro studi, archivi e ricerca dedica un approfondimento su Milano, coordinato da Seble Woldghiorghis, a partire dagli studi scientifici del Social Inclusion Lab della Bocconi, per interrogarsi sui paradossi che caratterizzano la città e riconsiderare scenari apparentemente irreversibili. Parallelamente Black History Months Milano rielabora con installazioni artistiche le sei aree di disuguaglianze individuate. «Milano è fatta di paradossi, di forze che vanno in direzioni opposte - racconta Seble Woldeghiorghis - che abbiamo raggruppato in sei macrosfere: l'abitare, o meglio il tema degli affitti ma anche dei redditi, poi le famiglie che spariscono mentre aumentano i nuclei unipersonali. Se sono rappresentati nei quartieri i giovani che vengono qui a studiare e si fermano in cerca del primo lavoro e gli over 65, la fascia anagrafica di mezzo sparisce nel momento della vita in cui si forma la famiglia». Altra sacca di disuglianza l'istruzione analizzata tramite la distribuzione delle scuole elementari e medie in tutti i quartieri, mentre le superiori si concentrano in centro «rappresentando sì un punto di incontro per ragazzi di estrazione sociale diversa, ma quando i ragazzi tornano a casa cosa offrono loro le zone dove vivono?» evidenza Woldeghiorghis. Poi c'è il tema delle aree verdi: quelle piccole sono diffuse ma i grandi parchi non sono accessibili a tutti. «Il paradosso forse più interessante è quello della partecipazione: se quella politica crolla in tutti i quartieri, aumenta in modo costante il ruolo di associazioni e del volontariato - spiega la curatrice -: è un dato importante perchè vuole dire che Milano è un città da cui si può partire per lavorare sulla attenuazione delle disuguaglianze».
Tra i dati dell'ultimo decennio più «sorprendenti» - racconta Alessandra Casarico coordinatrice del Si Lab Bocconi - : il fatto che «nonostante Milano sia considerata ricca si evidenziano quartieri dove il reddito è inferiore rispetto a Palermo o Napoli. Così Milano offre un mosaico molto più articolato di quanto ci si potrebbe aspettare, qui il paradosso consiste nella forza centrifuga di potere di acquisto e valore immobiliare».
Nella sezione dei padiglioni, la mostra «Lo spazio delle disuguaglianze. Ambiente, mobilità e cittadinanze» a cura del Dastu del Politecnico analizza tre macrotemi attraverso la prospettiva spaziale: il differente impatto di fenomeni climatici estremi, le diverse opportunità di accesso alle risorse e le limitazioni alla mobilità e la mancanza di un pieno diritto di cittadinanza. L'analisi si sviluppa su scala globale e su scala metropolitana. Sul plastico di Milano e hinterland vengono proiettati dati e visualizzazioni che permettono di cogliere a colpo d'occhio la distribuzione delle disuguaglianze a livello territoriale. «Un esempio su tutti il tema dell'abitare - spiega il curatore Alessandro Balducci -: Mentre negli anni Venti i palazzi di edilizia popolare venivano costruiti con cura, oggi vengono realizzate al risparmio.
Il diritto alla casa è governato dalle leggi del mercato e il pubblico fa fatica a tornare ad avere cura di chi una casa non ce l'ha». Ecco quindi che il pubblico può giocare un ruolo nel governare certi meccanismi, a fronte di finanzamenti statali. «Ciò che si può cambiare è il sistema di gestione delle case popolari».
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