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Tripoli: "Pronti alle riforme, ma Gheddafi resta" La Nato confisca le armi dalle navi degli insorti

L'Alleanza ha distrutto il 30% della capacità militare del raìs. Il Pentagono ritira i caccia, ma i velivoli restano a disposizione della Nato. Gheddafi torna in tv e il governo annuncia: "Potremmo avere qualsiasi sistema politico, ma è il leader che deve portarlo avanti"

Tripoli: "Pronti alle riforme, ma Gheddafi resta"
 
La Nato confisca le armi dalle navi degli insorti

La Nato non intende armare i ribelli, ipotesi più volte ventilata nell'ultima settimana. Il brigadiere generale Mark van Uhm, capo delle operazioni L’Alleanza ha infatti detto che lole armi trasportate dalle navi dei ribelli bloccate oggi da forze navali dell'Alleanza "saranno confiscate", mentre gli aiuti umanitari a bordo potranno giungere a destinazione. Il generale ha anche ribadito che la Nato non ha riscontrato "finora alcuna violazione dell’embargo sulle armi" alla Libia, precisando che gli attacchi hanno distrutto il 30% della capacità militare delle forze di Gheddafi.

Gli usa ritirano i caccia Con la Nato al comando della missione, gli Usa si defilano. L’esercito americano non bombarderà più la Libia: ieri ha ritirato tutti i suoi aerei da combattimento, come ha annunciato il Pentagono. Gli Stati uniti avevano previsto di ritirare dal teatro delle operazioni i loro caccia armati di missili Tomahawk già a partire dal weekend, dopo l’assunzione giovedì scorso da parte della Nato del comando delle operazioni. Ma domenica Washington aveva accettato, su richiesta della Nato, di condurre ancora dei raid in Libia, per recuperare il tempo perduto a causa del maltempo. I velivoli Usa sono comunque pronti ad intervenire nel caso in cui la Nato ne faccia richiesta. Per il momento gli aerei americani saranno utilizzati unicamente per effettuare rifornimenti di carburante in volo e per operazioni di pattugliamento.

Il raìs torna per le strade di Tripoli Mentre un suo emissario sta girando tra Grecia, Turchia e Malta in cerca di una mediazione, Muammar Gheddafi, è intanto riapparso in tv la scorsa notte facendosi riprendere dalle telecamere dell’emittente di regime mentre salutava i suoi sostenitori a Bab al-Azizia, a Tripoli, dove si trova la caserma nella quale dovrebbe risiedere. Le immagini sono state mostrate diverse volte nel corso della notte dalla tv di Stato libica. Secondo i siti web dell’opposizione libica, si tratta di apparizioni "che servono a convincere l’opinione pubblica della sua presenza nella capitale, quando invece nostre fonti ci hanno riferito che si è rifugiato in Ciad, ospite delle autorità locali, e che si reca a Tripoli solo per mostrarsi alle telecamere".

Il governo apre alle riforme Il regime di Tripoli smentisce le voci di ieri che vedevano Gheddafi pronto a lasciare il potere in favore del figlio Saif al Islam. Un portavoce del governo ha infatti detto di essere disposto a una "soluzione politica" al conflitto, a indire elezioni e a introdurre riforme politiche, ma che solo il popolo libico può decidere se il raìs può restare o meno al potere. "Potremmo avere - ha dichiarato Mussa Ibrahim, rispondendo a domande sul tenore dei negoziati della Libia con le potenze occidentali - qualsiasi sistema politico, qualsiasi cambiamento: Costituzione, elezioni, qualunque cosa, ma il leader deve portare avanti tutto ciò. Questo è ciò che crediamo".

Sanzioni revocate per l'ex ministro Per incoraggiare altri fedelissimi di Gheddafi a tradire il Colonnello, gli Stati Uniti hanno revocato tutte le sanzioni contro l’ex ministro degli Esteri Moussa Kussa, rifugiatosi a Londra dal 30 marzo. Come si legge sul sito web del Tesoro americano, la decisione è stata presa perchè Kussa ha fatto "una scelta giusta", avendo "tagliato i legami che l’univano al regime di (Muammar) Gheddafi" e per tali ragioni gli Usa "revocano le sanzioni istituite contro di lui".

Ribelli: "Con noi nessuna immigrazione" Il fenomeno dell’immigrazione "è stato creato dal regime per spaventare l’Europa", ma "non sarà un problema in futuro, dopo Gheddafi, perché è stato fabbricato artificialmente da lui".

È quanto ha detto il responsabile della politica estera del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, Ali Al Isawi, in un’intervista a la Repubblica, concessa in occasione della sua visita in Italia.

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