Ad un appuntamento con Wagner si va «nudi». Gianluigi Gelmetti, sul podio di questo imminente «Tristano» genovese, invita a far tabula rasa nella propria anima e a offrirsi totalmente, con fiducia, alla musica: un vortice infinito di note che travolge, inevitabilmente. «Tristan und Isolde», dramma musicale in tre atti su libretto dello stesso Wagner, è in scena al Carlo Felice da martedì prossimo (fino al 30 aprile). Sfortunata (o sbadata) coincidenza, ci viene da dire, visto che la stessa sera è prevista anche la prima de «Il Dolore» di Margherite Duras, con Mariangela Melato; due appuntamenti importanti e imperdibili a poche centinaia di metri di distanza, che imporrà a gran parte del pubblico (e della critica) una scelta non facile. Tanto più che il «Tristano» è slittato dopo alcuni incidenti tecnici che hanno cambiato il cartellone, che datava la prima, in origine, sabato 10. Altra modifica, la regia, affidata in principio a Giancarlo Cobelli e passata invece proprio a Gianluigi Gelmetti, che si trova così a rivestire il doppio ruolo di regista e direttore d'orchestra. «Impedimenti personali non hanno permesso a Cobelli di firmare lo spettacolo - ha caldamente annunciato Gelmetti - me ne dolgo ma sono anche lusingato di poter prendere il suo posto; del resto, da sempre la mia carriera si è divisa tra l'una e l'altra professione. E poi sono felicissimo di ritornare in questo teatro, che stimo, che amo e in cui mi sono trovato benissimo». Il che potrebbe far intuire un prossimo intreccio di relazioni tra l'ex direttore musicale dell'Opera di Roma e il Carlo Felice, in un momento assai critico per il futuro artistico della nostra città.
Ma veniamo al Tristano. Un'opera strabiliante, soprattutto stravolgente, che è stata definita ora mistica, con richiami esoterici, ora regno dell'eros allo stato puro; briciole di verità, che però da sole non svelano la natura tanto complessa di questo capolavoro. «Non c'è dramma, non c'è teatro, non c'è azione - continua Gemetti - È un viaggio nel proprio inconscio, qui rappresentato da un mare tormentato, una "navigazione" verso l'oblio per raggiungere il completo annientamento di sé, la completa liberazione dai vincoli terreni. E questa dissoluzione avviene in un tempo artificiale, molto particolare, dilatato, direi innaturale. Che per Wagner è poi il tempo stesso della vita».
Brutale tradurre tutto questo con semplici orari, ma per dover di cronaca è utile ricordare che lo spettacolo inizierà alle 19 (non alle 20.30 come al solito), proprio per la durata maggiore rispetto agli altri spettacoli del cartellone. Non ce ne abbia Wagner, ma la precisazione allontana gli equivoci a sipario già alzato (e porte ormai chiuse).
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