Tritone Magnini e Sirenetta Filippi

L’azzurra consiglia tutti i genitori: «Non obbligate i bambini, ma insistete...»

Riccardo Signori

da Milano

Rosolino va a ballare in televisione, Alessia Filippi e Filippo Magnini prestano la faccia alla Sirenetta e al Tritone, principessa e re del mare inventati dalla Disney in uno dei suoi film di animazione più celebrati. Il nuoto cerca spazio, va sul podio ma cerca anche altri tipi di successo. La nuova strada passa attraverso spot e pubbliche relazioni, facce che piacciono e vittorie in gara: quelle degli ultimi anni (34 nel quadriennio per le gare in vasca lunga, 49 in vasca corta) e quelle che tutti attendono a Melbourne nel 2007, ma soprattutto a Pechino nel 2008 e ai mondiali di Roma nel 2009. Ieri Magnini (campione del mondo dei 100 sl) e la Filippi (campionessa europea dei 400 misti), belli, abbronzati e di ritorno dalle Seichelles dove hanno svolto parte della preparazione, hanno parlato di nuoto, dell’acqua come fonte di benessere (l’acqua è vita perché origina, l’acqua è vita perché purifica, dicono i professori universitari) e del loro esser sirenetta e tritone. Università Cattolica di Milano, aula stracolma di ragazzi, occasione per lanciare il Dvd della Disney, per raccontare insieme a psicologi e docenti quanto valga nuotare, e spiegare attraverso il presidente federale Barelli l’esplosione di questa disciplina, da 10 anni a questa parte. Con un grande neo: «Peccato, a Milano ci vorrebbe una piscina olimpionica».
Parlano i numeri: oggi il totale tra tesserati e praticanti (intesi come persone che vanno a nuotare in piscina senza essere agonisti) arriva a 5 milioni e 700mila, vale a dire un decimo di tutta la popolazione italiana, contro i 2 milioni e 200 mila di venti anni fa e i due milioni e mezzo di dieci anni fa. Vale a dire che, in un decennio, la popolazione dei nuotatori non da spiaggia è raddoppiata. In questo quadro fanno bella vista atleti e scuole di nuoto che, nel decennio recente, hanno vissuto un boom provocato, anche, dal riflesso dei successi azzurri. Oggi la federnuoto rappresenta 1400 società con oltre 2500 impianti. Il nuoto è l’attività con il miglior dato percentuale circa l’aspetto della salute ed è secondo, dietro alla ginnastica, per l’età media in cui è praticato. «I miei genitori mi hanno buttato in acqua a tre anni: un’esperienza traumatica», ha raccontato la Filippi. «Ho pianto per un mese, perché non volevo andare in piscina. I genitori hanno insistito ed hanno fatto bene. Il mio consiglio è quello di non costringere i figli a praticare uno sport che non vogliono, ma nemmeno di mollare subito: fateli piangere per almeno tre mesi poi vedete come butta. La mia prima gara? I 50 dorso con ciambella».
Diversa la storia di Magnini: «Ho cominciato a nove anni, l’acqua mi piaceva ed ora è la mia vita. Io, poi, sono un agonista naturale: l’allenamento è una noia, la gara una gioia. Tanto meglio quando riesco a stare davanti a tutti. Ora punto a Pechino, poi vedremo». In dieci anni le scuole nuoto sono raddoppiate, il palmares globale delle olimpiadi (nuoto, tuffi, sincronizzato, pallanuoto) parla di 31 medaglie, la metà conquistate dal nuoto. E così nei mondiali: 79 medaglie vinte, 38 con il nuoto. «Merito di tecnici preparati che ci invidia tutto il mondo», ha spiegato Barelli. «Pregio di uno sport completo dove si riequilibrano tutte le masse muscolari che portano armonia, proporzione, equilibrio tra le parti del corpo», ha raccontato il professor Casolo, docente di metodi e didattiche delle discipline motorie. Basta guardare il fisicone di nuotatori e nuotatrici per capire.

Con tanti ringraziamenti al teorema di Archimede secondo cui «un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale, dal basso verso l’alto, pari al peso del volume del fluido che sposta». Conclusione di Magnini: «Grazie ad Archimede, ma se oltre alla spinta dal basso, ne avesse scoperta una anche in avanti, sarebbe stato meglio per noi che vogliamo vincere».

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