Roma - I dipendenti pubblici devono stare attenti al modo in cui usano Internet in ufficio: se esagerano, ad esempio scaricando files "non inerenti alla pubblica funzione", rischiano una condanna per peculato. Lo si evince da una sentenza della Corte di Cassazione che ha esaminato il caso di un dipendente del Comune di Trani indagato perché "navigava in internet su siti non istituzionali scaricando su archivi personali dati e immagini".
Il tribunale di Trani aveva disposto la sospensione dal servizio il dipendente comunale perché erano stati trovati sul suo computer circa diecmila documenti diversi dal materiale lavorativo, soprattutto materiale pornografico. In appello, però, il tribunale di Bari aveva revocato l’ordinanza di sospensione sostenendo che "il reato di peculato tutela il patrimonio della pubblica amministrazione e che questo non poteva essere depauperato da collegamenti al computer comunque sempre collegato alla rete elettrica e telefonica".
La sesta sezione penale della Cassazione, invece, nella sentenza n. 20326, ha accolto il ricorso della procura di Bari sottolinenato che con il reato di peculato non si offende solo il patrimonio dell’Ente pubblico ma "anche il buon andamento degli uffici della P.A.
basato su un rapporto di fiducia e di lealtà col personale dipendente". I giudici ora dovranno rivalutare sia il rapporto di fiducia del dipendente sia i costi delle connessioni ad Internet e rete elettrica per verificare se effetivamente ci siano stati abusi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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