La Turchia è il quinto peggior paese al mondo per la libertà di stampa

La Tuchia è il quinto peggior paese del mondo dopo Cina, Egitto, Iran ed Eritrea, per la libertà di Stampa

La Turchia è il quinto peggior paese al  mondo per la libertà di stampa

La Tuchia è il quinto peggior paese del mondo dopo Cina, Egitto, Iran ed Eritrea, per la libertà di Stampa. È quanto emerge da una poco lusinghiera classifica secondo il rapporto 2015 di CPJ, Committe to Protect Journalist, la ONG fondata nel 1981, a New York da un gruppo di corrispondenti negli USA per tutelare la libertà di stampa in tutto il mondo. E il 2015 sta per chiudersi davvero con un dato allarmante per quanto riguarda la libertà di stampa, che continua a essere negata o fortemente limitata.

In Turchia sono 14 i giornalisti dietro le sbarre, 199 in tutto il mondo. Il CPJ ha menzionato il caso di Can Dündar (direttore) ed Erdem Gül (caporedattore della sede di Ankara), dello storico quotidiano Cumhuriyet, colpiti da ordine d’arresto lo scorso 25 novembre a causa della pubblicazione di immagini che mostrano tir carichi di armi passate al confine turco siriano, con il benestare dei servizi segreti. Il comitato ha firmato un appello con altre 13 organizzazioni internazionali per il rilascio dei due giornalisti. Mentre le condizioni in cui operano i media in Turchia peggiorano, questo considerato che il numero di giornalisti in carcere è raddoppiato rispetto al 2014.

Nel rapporto si legge: “ La situazione era migliorata, considerando che per due anni consecutivi la Turchia era in testa alla classifica (2012/2013), ma purtroppo il 2015 con la crisi siriana ha fatto registrare un nuovo incremento delle carcerazioni”.

Oltre a Dündar e Gul, ci sono altri giornalisti sono stati colpiti da un provvedimento detentivo nel corso dell’ultimo anno in Tuchia, arrivando a 14 giornalisti imprigionati, perché le scarcerazioni effettuate nel 2014 sono state più che compensate dai recenti nuovi arresti in concomitanza con le elezioni e la ripresa del conflitto tra governo e Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK)

Anche Reporters Without Borders ha diffuso il proprio rapporto sulla libertà di stampa nel 2015 denunciando i forti rischi a cui i giornalisti sono esposti in Medio Oriente a causa delle guerre in corso, con il fenomeno dei rapimenti da parte dei gruppi armati. I giornalisti che risultano essere tenuti in ostaggio sono 54 con un aumento del 35% rispetto all’anno scorso e la Siria è al primo posto in questa graduatoria con 26 reporter sotto sequestro, mentre in Yemen, su 33 giornalisti rapiti nel 2015, 13 sono ancora detenuti. Lo Stato Islamico da solo ne detiene 18 tra Siria e Iraq, secondo Reporters Without Borders. In Libia i giornalisti spariti sono otto e la situazione caotica del Paese, diviso tra le varie fazioni in guerra, rende molto difficile le indagini sugli scomparsi.

Nel World Press Freedom Index, elaborato da Reporters Without Borders, l'Italia risulta 73esima su 180 paesi.

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