nostro inviato a Mirabello (Ferrara)
Mezz’ora prima è già seduta. In prima fila, i grandi occhiali scuri a nascondere il volto. Elisabetta Tulliani parla fitto con l’avvocato Giuseppe Consolo, fedelissimo di Fini. Sembra una studentessa universitaria in attesa della lezione. Ogni tanto si gira dall’altra parte e scambia qualche parola con Patrizia, la moglie del fratello di Fini, stessi occhialoni scuri e stessa postura. Prende e ripone il cellulare nella borsetta, attende paziente. Non c’è clamore intorno a lei, qualche stretta di mano, nessuno slancio da parte dei militanti che, forse, nemmeno riescono a vederla a bordo palco.
È l’onorevole Consolo a fare le presentazioni: «Il Giornale». Lei stringe la mano, poi gira la testa verso Patrizia e sfugge alle domande. Fine della conversazione. Il Giornale torna alla carica, Consolo allarga le braccia: «Non vuol parlare». La signora Tulliani è perennemente girata verso Patrizia. La piazza si scalda ascoltando i colonnelli: quando tocca a Chiara Moroni lei e Patrizia si tolgono gli occhiali nello stesso istante. Finalmente il suo compagno arriva. Elisabetta lo accoglie in piedi, canticchia l’inno di Mameli, si siede. Fini ringrazia Mirko Tremaglia che siede tre o quattro poltrone più in là, lei batte le mani. Lui ruota la testa e fa il giro del pubblico, sussurrando un grazie con cenni del capo. Quando i due sguardi s’incrociano, Fini accenna ad un sorriso. È l’unico segno di intesa, visibile ad occhio nudo. Poi l’ex leader di An prende il largo e lei comincia ad applaudirlo. Una, due, tre, cinque, dieci volte. Il comizio è un susseguirsi di applausi e lei si unisce al coro. Solo, senza enfasi. Se Consolo pesta anche i piedi, come fanno i tedeschi ai concerti, lei rimane composta, i sandali scuri in evidenza. Indossa una camicetta azzurra, come il palco, e pantaloni blu. Niente di vistoso.
La parola d’ordine è sobrietà. Se è tesa non lo dà a vedere. O meglio, scarica la tensione tamburellando con le dita sulla borsetta. Ormai, Fini parla da un’ora. I colonnelli schierati in prima fila si alzano ritmicamente e lanciano ripetute standing ovation. Lei partecipa, ma senza eccedere. Applaude convinta quando il suo compagno ricorda che un quarto dei giovani è disoccupato, applaude appena quando lui tocca il tema del quoziente familiare a proposito dei redditi. Non si alza in piedi quando i Bocchino, i Tremaglia e i Granata vanno in delirio sull’etica, l’onestà e la purezza della politica. Esegue un compito, il suo, porta le mani al mento, in una posa pensosa, come fosse in una foto di Bob Krieger, poi torna ad aspettare l’applauso successivo. Nessun bagno di folla, ma la presenza costante lungo la rotta di una giornata lunga, cominciata all’ora di pranzo, con la partenza dall’aeroporto di Ciampino e proseguita a pranzo, con una tavolata allargata ai fedelissimi in un ristorante superblindato alle porte di Mirabello. Fini parla e parla ancora.
La piazza si scalda, lei è sempre tranquilla. Poi il cofondatore del Pdl accenna «all’attacco infame alla mia famiglia» e lei pare farsi più seria. Si rabbuia un attimo, ma quando lui ironizza sui «giornali che dovrebbero essere il biglietto da visita del partito dell’amore» quasi scoppia a ridere.
È sempre più rilassata. Ormai si va verso la fine, in un frenetico battere di mani. Doveva esserci e c’è stata. Quando lui finisce, lei estrae immediatamente il cellulare, con la figlia sul salvaschermo, e compone un numero. Una telecamera la insegue e prova a chiederle se sia emozionata. La risposta, anche questa volta, non c’è. Silenzio, nessun bouquet di fiori, nemmeno un bacio al suo uomo che sul palco è sommerso dall’abbraccio dei suoi. Consolo le fa un cenno con gli occhi, lei lo segue.
Le transenne vengono spostate e si apre un corridoio per permetterle di uscire rapidamente. Qualcuno la osserva, molti la riconoscono, nessuno le dice una parola. Nemmeno una.
Un istante dopo è già lontana dalla piazzetta di Mirabello. Un momento ancora e lo stesso sentiero viene percorso da Gianfranco Fini. Questa volta la gente urla e protende le braccia. Chi sognava una passerella mano nella mano è rimasto deluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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