La nuova era della globalizzazione alimentare rompe gli argini dellesterofilia - quella degli hamburger stellati e delle catene di breakfast allamericana o alla parigina - e riscopre litalica tradizione della zuppa. Lidea è di un milanese acquisito e globalizzato, limprenditore turco Bilal Ozkul, che ha lanciato proprio sotto la Madonnina un fastfood allitaliana sotto il segno della salubrità.
Nome del marchio, che già campeggia in due negozi del centro è «Soupercups», sigla che fonde la parola «soup» (zuppa), «super» e «cup», che sta per tazza; solo questultima allamericana, ovvero il classico bicchierone di cartone con cui i newyorkesi (ma non solo loro) vagano per Manhattan illudendosi di bere caffè. Per il resto, di zuppe ce nè con limbarazzo della scelta: dai legumi ai minestroni di verdura, dalle vellutate ai brodetti di pesce, allispanico gazpacho.
Ma non solo. Il brand che, nelle intenzioni di Ozkul, aprirà una ventina di punti vendita in tutto il nord Italia, abbraccia una serie di monopietanze rigorosamente vegetariane con lobbiettivo di fornire pause pranzo salutari e prezzo di fast food. E allora sugli scaffali del take away di via Gabrio Casati 1 o del megastore a tre piani di piazza Duomo 22 campeggiano una sessantina di prodotti tra insalate di cereali, frullati, insalate a foglie, sandwich, yogurt e centrifugati.
Lidea pare stia riscuotendo un grande successo nella tribù degli uffici del centro che, sempre più spesso, stanno mostrando di riscoprire lusanza della schiscetta, da imbustare e mangiare in ufficio o su una panchina nelle giornate di sole. Ozkul pare arrivato al momento giusto per cavalcare il trend della capitale italiana del fast food, rispondendo a una domanda di qualità, wellness, fretta milanese e prezzi ovviamente contenuti.
Un pasto completo, comprendente un bicchiere di zuppa small, medium o large più un sandwich e un dessert si aggira intorno ai dieci dodici euro. Con il vantaggio che si tratta di pasti leggeri buoni anche freddi o a merenda.
Il marchio Soupercups, che per assonanza richiama il celebre Starbucks - il re americano delle colazioni - campeggia sulle vetrine di locali arredati in stile sobrio e quasi minimal, in linea con lessenzialità degli alimenti.
E sarà una presenza glocal sempre più familiare se, come promette limprenditore Ozkul, nei prossimi tre anni sorgeranno in città circa una ventina di negozi.
Difficilmente (ma mai dire mai) il marchio si vedrà sotto la linea gotica per una ragione, spiega, «di cultura alimentare».
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