Cronaca locale

Turisti in centro ma bar chiusi (poi si lamentano)

Sabato scorso era una splendida giornata a Milano, quasi estiva. Da venerdì sera i telegiornali ci mostravano interminabili colonne di automobili bloccate su intasatissime autostrade. Si parlava di «esodo senza precedenti». In barba alla crisi. Ti saresti aspettato, perciò, la città deserta. E invece no. Folla ovunque: nel centro storico, in tutte le vie dello shopping, per qualsiasi borsa, da corso Buenos Aires a corso Vittorio Emanuele, da corso Vercelli a via della Spiga, dalla Galleria a via Montenapoleone. Una folla che non si vedeva da tempo e che non si limitava a guardare le vetrine ma riempiva i negozi, anche i più costosi (sempre in barba alla crisi) o era in coda per una mostra a Palazzo Reale. Come sia possibile intasare le autostrade verso mare e monti e contemporaneamente strade e negozi della città è a prima vista inspiegabile. Ma solo per i più distratti, giacché subito ti accorgi che molti di quelli che hanno preferito lo shopping o una mostra o la passeggiata in centro sono russi, giapponesi, americani, tedeschi, spagnoli. Sembra proprio, infatti, che Milano stia vivendo un boom turistico, come confermano fonti alberghiere. D'affari, per lo shopping, o culturale che sia, ma pur sempre turismo. E di quello buono, di quello che spende e non da panino e bibita portati da casa. Ma c'era una nota stonata, sgradevolissima: alcuni dei bar più celebrati e rinomati, mete perciò di visitatori in cerca anche di questo particolare «made in Italy», erano chiusi, saracinesche abbassate. Parlo di locali come Cova in Montenapoleone o Sant’Ambroeus in corso Matteotti e di altri dello stesso altissimo livello. Evidentemente i prezzi che praticano in giornate normali permettono loro queste vacanze. Peccato però che proprio da quei lussuosi pulpiti vengano continue lamentele sul «centro storico deserto la sera» (e loro chiudono alle 20), sulla poca «valorizzazione delle vie», sulla «mancanza di promozione turistica». Per non dire delle veementi proteste contro ogni tentativo di pedonalizzazione delle «loro» strade. Ma quando ci devono essere, giù le saracinesche. Perché sono bravissimi professionalmente come pure a lamentarsi e a chiedere.

Non altrettanto a sacrificarsi.

Commenti