Tursi abbandona al degrado l’ospizio appena ristrutturato

Tursi abbandona al degrado l’ospizio appena ristrutturato

(...) debba ospitare solo veri bisognosi, privi dei normali mezzi di sostentamento, e più precisamente «poveri, derelitti, incapaci di provvedere ai propri bisogni», e comunque «nati e cresciuti a Sampierdarena», oltre che «di onesta e civile condizione, ed appartenenti alla religione cattolica». Non trascurabile, infine, l’esigenza, per ottenere ospitalità, di «non essere affetti da malattie disonoranti e attaccaticcie ed avere una morale condotta». Tutto rispettato nei decenni, fino ai nostri giorni, o quasi. Finché cioè, lo Scaniglia-Tubino non ha avuto necessità di normali restauri e delle ristrutturazioni indispensabili per garantire la migliore accoglienza ai ricoverati. Partono i lavori, grosso modo quindici anni fa, il Comune di Genova stanzia due miliardi, poi altri 800 milioni (siamo ancora ai tempi della lira), si rimette tutto a nuovo, comprese le attrezzature. Ma in corso d’opera - come è successo anche altre volte, a Genova, chissà perché - vengono a mancare i soldi per completare gli interventi. Risultato: l’ospizio non è agibile, e resta una scatola vuota.
Insorgono alcuni consiglieri di circoscrizione. Tra i primi e più solleciti, un sampierdarenese-doc come Fabio Costa, ancora oggi impegnato sul campo nelle file della Lega Nord. Lui prende a cuore la questione, invita i responsabili di Palazzo Tursi a pronunciarsi, a prendere provvedimenti. Gli rispondono subito. Ma non fanno niente. Passano i mesi e anche gli anni, Ma Costa non demorde, coalizza i cittadini, si fa interprete delle esigenze degli anziani, tuona davanti allo spreco di denaro pubblico. A quel punto si mobilitano assessori e dirigenti, sembra che il Comune si dia da fare. Infatti: fa un sopralluogo, sentenzia che «bisogna fare qualcosa». E, ancora una volta, non fa niente. Scende di nuovo in campo Costa, con le sue «legioni» fatte di cittadini che pretendono solo di vedere finalmente terminati i lavori e aperte le porte agli ospiti. Intanto, lo Scaniglia-Tubino, ormai diventato Istituto Brignole nell’ambito della riconversione delle strutture sanitarie, diventa ricettacolo di extracomunitari clandestini e senza fissa dimora. I quali, loro sì che apprezzano le quattro mura sottotetto e quello che c’è dentro. Difatti scardinano porte e finestre, e lavandini e attrezzature varie che erano già state installate a regola d’arte. Invece le piastrelle, dopo un tentativo di smantellamento, resistono, ma subiscono danni irreparabili. Il Comune fa un sopralluogo, constata. E non fa niente. O meglio, è storia di oggi: Tursi decide di fare un nuovo ricovero per anziani. E dove lo vuol fare? Nell’area verde di via Fanti, l’unica ancora rimasta, che si trova a cento metri dall’ex Scaniglia-Tubino! «È una vera e propria speculazione edilizia» tuona sempre Costa. Che minaccia di scendere in piazza con le sue legioni: «Bloccheremo i lavori. Invece di recuperare l’esistente, il Comune preferisce togliere uno dei pochi polmoni verdi di Sampierdarena. È uno scandalo! Ma non passerà». E il Comune? «Dovremmo pagare una penale di 8 milioni di euro, se non facciamo il nuovo ricovero» fanno sapere dalle parti di via Garibaldi. Meglio prendere tempo.

Almeno qualche decennio. Poi le cose, in un modo o nell’altro, si sistemano. Tanto, quel testamento della signora Caterina è di più di un secolo fa. Ne hanno «traditi» di più recenti, di testamenti. E con la stessa disinvoltura.

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