Un anno di poteri per uscire dallemergenza rom. Trecentosessantacinque giorni per continuare a tutelare i cittadini. Impegno da commissario straordinario che il prefetto Gian Valerio Lombardi assume con una premessa: «A Milano ci sono 6mila nomadi e altri 8mila spalmati in provincia, di questi solo duemila sono regolari e, quindi, gli altri sono di troppo».
Troppi e, non vuol essere un gioco di parole, di troppo.
«Il mio è un lavoro da tecnico utilizzando i poteri che mi sono stati dati. La questione non è politica ma di legalità. E per affrontarla si parte da quello che già abbiamo fatto a Milano e dal censimento dei rom che ora faremo in regione».
Censimento per intervenire come prevede lordinanza firmata dal ministro degli Interni che le assegna poteri da commissionario straordinario. Ma dopo il censimento e lidentificazione che avviene?
«Avviene quella che è una certezza del provvedimento: lallontanamento. E già so che molti clandestini stanno ritornando in Romania: hanno capito che è meglio andarsene spontaneamente che dietro rimpatrio coatto».
Scusi, signor prefetto, i rom stanno già abbandonando le favelas di Milano?
«Da un mese abbiamo avviato controlli nei campi, abusivi e regolari, e dopo le verifiche della polizia so che centinaia di persone se ne sono andate via, se ne stanno andando via per tornare nei luoghi dorigine».
Intanto, signor prefetto, Filippo Penati parla di tradimento perché il decreto a supercommissario assegnerebbe solo la realizzazione di nuovi campi rom e, tra laltro, con la «ridicola» dice linquilino di Palazzo Isimbardi «cifra di un milione di euro».
«Se attacca la mia nomina non so cosa dire. Lo ripeto: io sono un tecnico e non voglio entrare nei giochi della politica ma lavorare utilizzando i poteri che mi sono stati assegnati. So però di essere in perfetto accordo sia con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e con il presidente della Regione, Roberto Formigoni. E so che pure a suo tempo anche Penati aveva espresso disponibilità sul piano nomadi».
Scusi, ma qual è la sua risposta alla critica del presidente della Provincia sui fondi a disposizione. Critica che, evidentemente, non esprime un giudizio politico ma di sostanza?
«Rispondo che ha ragione quando afferma che un milione di euro è una cifra non ottimale. Ma, attenzione, lordinanza parla di un primo stanziamento ovvero se ne possono aggiungere altri e, poi, è possibile reperire risorse anche sul territorio. Insomma, il compito affidatomi è impegnativo ma conto, contiamo di arrivare ai risultati».
Torniamo alla questione dei campi. È ipotizzabile il rischio della realizzazione di nuove strutture? E se sì, dove? A Milano o in provincia?
«Per uscire dallemergenza sarà un anno di scelte difficili. Altri disegni di legge potranno darci una mano e sempre, sottolineo sempre, con la collaborazione delle altre istituzioni. A me spetta la decisione finale ma con laccordo di tutti e di questo già ne parliamo oggi in un incontro organizzativo con gli altri prefetti lombardi».
Concretamente, zero campi o ancora nuovi campi?
«Dopo gli allontanamenti e le espulsioni bisognerà valutare quello che resta.
E per chi resta?
«Patti di legalità meno, diciamo, flessibili e davvero stringenti».
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