«Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l'amara luce. / Il compagno in ginocchio che l'induce con parole e con mano a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla - unita ebbrezza - par trabocchi nel campo
. / Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato, sotto il cielo, di vedere
».
I versi di una famosa poesia del triestino Umberto Saba fotografano il momento decisivo che estromette la Samp di Novellino dall'Europa e quella palla che gonfia la rete alle spalle dell'ottimo Castellazzi decreta la fine del sogno europeo di Volpi e compagni.
Andando indietro nel tempo sono numerosi i gol in «Zona Cesarini» (un tempo si chiamava così) che si sono abbattuti come mazzate sui tifosi blucerchiati e la fresca rete di Jemaa fa riaffiorare antichi fantasmi, con il gol avversario che arriva quando non c'è più tempo per recuperare.
La testa di Giacinto Facchetti , icona nerazzurra e terzino goleador degli anni sessanta, ed il destro dell'esordiente laziale Bruno Giordano, entrambi sotto la Sud, punirono beffardamente una Samp che (parliamo dei primi anni settanta) era in perenne lotta per non retrocedere nella serie cadetta.
In molti ricorderanno quando, era l'autunno del 1985, la nascente Sampdoria dei miracoli , guidata in panchina da «Genio» Bersellini, subì al 90' nel monumentale stadio «Da Luz» di Lisbona la rete di Diamantino, attaccante del Benefica, che sancì un 2-0 che i blucerchiati rimontarono solo parzialmente nella partita di ritorno, con l'uscita anticipata al secondo turno dalla Coppa delle Coppe.
Chi non ricorda, siamo alla fine degli anni ottanta, un Samp-Napoli giocato nello stadio dimezzato, la Samp che domina contro la capolista, non riesce a passare ed al novantesimo subisce la beffa del più grande, Diego Armando Maratona, che uccella Bistazzoni con una puntata non irresistibile e mortifica le possibilità di rimonta in campionato di quella fantastica Samp di Vuja Boskov, che di lì a due stagioni coronerà il suo sogno tricolore?
E tornando alle competizioni europee appaiono i fantasmi di «Rambo» Koeman, con la punizione che a Wembley decide una finale, l'ultima di Coppa dei Campioni (quando giocava solo chi vinceva il titolo nazionale) e dello svedese Schwarz che infila il colpevole Zenga, ex ragno nero, con una punizione (ancora e sempre sotto la Sud) dopo la notte fantastica del quasi esordiente e giovanissimo Bellucci, che con due reti aveva portato i blucerchiati ad un passo da un'altra finale di Coppa delle Coppe.
Quanti ricordi di vittorie svanite sul filo del traguardo, la rete di Ganz che chiude sul 3-2 un pirotecnico Milan-Samp a S.Siro, un minuto dopo l'incredibile errore del carneade Caté che avrebbe regalato all'undici allora guidato da Spalletti un successo fondamentale per una salvezza che non arrivò anche per colpa, due settimane dopo nella fatal Bologna, di un fischio dell'ineffabile Trentalange che decretò un rigore inesistente che Ingesson trasformò in pieno recupero, decretando la retrocessione più amara della storia blucerchiata.
E sempre al «Meazza» l'irripetibile finale della partita dello scorso gennaio contro l'Inter, con la rasoiata di Recoba a firmare il sorpasso in un match che fino a cinque minuti dallo stop vedeva la Samp avanti di due reti.
«Questo è il bello del calcio!» senti dire dopo partite come quella in terra di Francia . Ma in questi momenti ti viene solo la voglia di spegnere la Tv e di andare a dormire, con il tuo sonno popolato da questi fantasmi
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