Andare a teatro lasciando tutti gli oggetti personali in un armadio con lucchetto, passando attraverso un controllo elettronico, e camminando lungo corridoi pieni di ampie finestre, ma tutte sbarrate, prima di arrivare nella sala adibita a ospitare gli spettatori: siamo in carcere, nel carcere di Bollate, dove si apre domani la rassegna teatrale Liberi di vivere, terminerà il 1° maggio. Allinterno della casa di reclusione i detenuti hanno realizzato, a partire dal gennaio 2001, uno spazio teatrale attrezzato che apre anche agli esterni.
In aprile, il teatro funzionerà come un vero e proprio stabile: a dare il via alle settimane di spettacolo è la compagnia residente, ovvero il Teatro In-stabile: nata nel 2001 grazie alla Cooperativa Sociale e.s.t.i.a, la compagnia è oggi costituita da attori detenuti e non. Dal 7 al 10 aprile, e poi dal 14 al 17, con unultima ripresa il 20, sarà in scena con Il rovescio e il diritto di Camus, unopera giovanile degli anni 50. Si evocano storie di personaggi poveri, approdati su una riva sperduta lungo il mare di Algeria in cerca di qualche certezza, o storie di riscatti impossibili e amori confusi di una periferia francese. «Quando iniziammo la nostra attività, qui non cera niente che potesse somigliare a un teatro», spiega Michelina Capato, che ha fondato la cooperativa, da cui nasce la compagnia di Teatro Instabile, formata da attori professionisti e da detenuti: «Il progetto è stato quello di lavorare a ogni aspetto che riguarda la produzione di uno spettacolo. Dalle scenografie, ai costumi, alla recitazione». Infatti, in carcere, esiste una falegnameria vera e propria, in cui si formano tecnici e scenografi, oltre che attori. Oltre ad aprire la rassegna, la compagnia di Teatro Instabile sarà in scena anche con il secondo spettacolo in programma, Non sopporto più, dal 21 al 23 aprile: «si tratta di un lavoro di improvvisazione guidata» dice ancora Michelina Capato».
Il 22 aprile sarà la volta della Compagnia Evadere Teatro Sezione G8, del Carcere di Rebibbia con Viaggio allIsola di Sakhalin, spettacolo liberamente ispirato al reportage che Cechov scrisse alla fine del 1800 visitando la colonia penale allestremo oriente della Russia. Alla descrizione delle condizioni di detenzione degli ergastolani reclusi, si intreccia il racconto di una delle più sorprendenti esperienze dello scienziato Oliver Sacks. E il 30 aprile il teatro lascerà il posto al video per la serata Videojail, la proiezione delle videolettere dalle carceri di tuttEuropa e i cortometraggi realizzati a partire dalle immagini darchivio dellIstituto Nazionale Audiovisuale Fr.
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