
Alla fine cosa conta nelle nostre vite? Cosa si insinua, così nel bene come nel male, nella nostra volontà, o nei nostri desideri sino a modellarli lentamente, cambiandoli per sempre?
Gutta cavat lapidem dicevano i latini, e la goccia in questo caso è l'abitudine. Una delle forze più potenti a operare nelle nostre esistenze. Cicerone diceva che "l'abitudine è una grande forza" e non sbagliava e dopo di lui molti scrittori ed intellettuali hanno riflettuto sulle macine del fare e del rifare. Perché macinano piano ma in modo molto fine.
Sul tema ora, raccogliendo goccia a goccia questa secolare saggezza è tornato Leonardo Sapienza, con il piccolo, ma denso, volume uscito per i tipi di Editrice La Ricerca: La forza dell'abitudine.
Un ragionamento a tutto tondo su questa potenza silenziosa che ci modella, svolto dall'autore - che è il Reggente della Prefettura della Casa Pontificia - attraverso la paziente raccolta e il commento di moltissimi motti, ragionamenti, frasi, versi, frammenti che sviscerano il tema. Uno sforzo antologico e tematico che ricorda il lavoro di un'ape che passi da moltissimi fiori per ottenere un miele denso.
Una sorta di guida spirituale su come usarla l'abitudine, senza lasciare che l'abitudine ci usi.
Alla fine ci si trova difronte ad un testo che può ricordare le sillogi medievali. Così il volume si può leggere con continuità o per voci. O saltando da autore ad autore. Per un David Hume (1711 - 1776) che ci dice "L'abitudine è la grande guida della vita umana" c'è un Erasmo da Rotterdam (1466 - 1536) che ci ricorda che se non si sta attenti "Non vi è nulla di così assurdo che l'abitudine non renda accettabile". E per altro a spalleggiarlo in questo caveat c'è anche un gigante novecentesco come Walter Benjamin: "Forme pietrificate e ormai irriconoscibili della nostra prima felicità, del nostro primo orrore - questo sono le abitudini".
Ovviamente non aspettatevi dalla silloge di Leonardo Sapienza
una risposta prefabbricata e univoca. Sarebbe una brutta abitudine, un brutto habitus mentale. Sapienza vorrebbe darvi invece la bella abitudine al pensare e all'incertezza. Una abitudine socratica a vagliare le opinioni.