Tutto proprio come ai vecchi tempi

Quel che davvero è incredibile - checché ne dica qualche amico emotivamente coinvolto - non è tanto la batosta rifilataci dal Chievo, quanto il fatto che i veneti la vittoria se la siano meritata tutta. Non solo si sono meritati di vincere, di più: si sono meritati pure i tre gol di scarto. Ora, capirete che tutto ciò è piuttosto imbarazzante. Non tanto perché a spianarci è stata una squadra che manco rappresenta una città (Chievo di Verona è poco più d'un quartiere come lo è San Saba per Roma), quanto perché della Lazio non s'è vista l'ombra. Gli è andata bene, è vero, che hanno segnato due gol in due minuti e a metà primo tempo stavamo già sullo 0-2, ma è inammissibile che per tutto il resto della partita la Lazio (salvo gli ultimi scampoli del primo tempo) non sia riuscita a produrre un'azione da gol degna di tal nome. Come ai vecchi tempi, insomma. Come a inizio campionato, quando qualche vittoria di lusso aveva fatto illudere i nostri d'essere uno squadrone. E quindi avanti con i leziosismi in attesa di qualche colpo di genio dei soliti noti.

Ci sono volute una valanga di sconfitte una dietro l'altra e lo spettro della crisi per farci capire che forse in campo si deve scendere con le palle. E sono bastate tre vittorie di seguito (Lecce, Bologna e Napoli) per farci ricadere nel baratro dell'ignavia. Evidentemente la lezione non è proprio servita a nulla.

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