Alessandro M. Caprettini
da Roma
Premunitisi di un paragrafo in cui si invita comunque la presidenza austriaca a cercare di eliminare i tagli dei fondi destinati a crescita, competitività e occupazione, gli europarlamentari affondano a Strasburgo le prospettive finanziarie della Ue 2007-2013. Quella quadratura del cerchio su cui si è litigato per 6 mesi e più, specie tra Francia e Gran Bretagna prima dellintesa di dicembre.
Non cè partita davanti a Barroso e al cancelliere austriaco Schuessel, giunto in Alsazia per presentare il suo semestre di guida: 541 voti per la risoluzione che respinge «nella sua formulazione attuale» il bilancio poliennale, solo 56 contrari e 76 astenuti. Fanno la voce grossa, gli europarlamentari. In quasi tutti gli interventi, critiche serrate alle «riduzioni inaccettabili» della spesa, allegoismo nazionalistico che ha prevalso, alla decisione di fatto di non onorare «gli impegni presi coi nuovi Stati membri». Un rosario di lagnanze al termine delle quali, comunque, sta appunto il testo di quella risoluzione che recita: «I deputati affermano tuttavia la loro volontà di avviare negoziati costruttivi con il consiglio». Si preme, insomma, anche per contare. LEuroparlamento non ha poteri effettivi se non questo, sul voto di bilancio. Logico che si cerchi di sfruttare loccasione alzando le barricate. Sperando che, assieme allaccordo di bilancio, magari si possa strappare anche altro, come lo statuto degli europarlamentari, fin qui arenato dalla strenua opposizione dei governi dei 25.
È un no ai conti del Consiglio europeo da non sottovalutare, quello dellEuroparlamento. Ma non destinato a riaprire le vecchie ferite su politica agricola e sconto inglese. I deputati chiedono del resto più investimenti e Schuessel sè lasciato scappare - nella sua esposizione in aula - che uno spiraglio esisterebbe: cè un miliardo di euro che si potrebbe spostare con manovra interna ai capitoli di bilancio. Ma soprattutto il cancelliere austriaco ha tirato fuori dal suo cilindro una idea che farà anche discutere (e parecchio): quella di una Europe tax.
Finita lera dei facili bilanci a 7 o a 9, e alle prese con il ristagno delleconomia e un difficilissimo concordato a 25 per la ritrosia di ciascuno a metter mano ai propri budget - ha osservato Schuessel - è forse giunta lora che lEuropa pensi a un suo autonomo finanziamento tramite una tassa europea. «So che non è una idea molto popolare - ha precisato - ma è mio dovere di presidente di turno del Consiglio avanzarla, anche se a molti non piace». E a questo punto il Cancelliere ha ipotizzato di tassare le operazioni finanziarie a breve termine e i viaggi aerei al di fuori dagli spazi europei. Unidea, la prima, avanzata da Chirac, lo scorso anno, per potenziare gli aiuti umanitari nel terzo mondo, ma che aveva sollevato lopposizione degli Usa e dei centri finanziari dellOccidente.
Ora Schuessel ci riprova. Dice che ne parlerà al vertice di primavera (in cui in primo piano ci saranno anche i temi dellambiente e soprattutto dellenergia «che cosituisce un problema per tutti noi») e che a suo modo di vedere si può ragionevolmente pensare di metterla sul tavolo tra il 2008 e il 2009, quando cioè lapposita clausola per la revisione delle politiche di bilancio approvata a dicembre a Bruxelles, entrerà in vigore. Insomma, fa balenare il cancelliere austriaco lipotesi che in prospettiva il bilancio possa essere più ricco di quello attuale. Ma per loggi - tranne che lo spostamento del miliardo di euro da un capitoli di bilancio ad altri - fa capire che non cè da aspettarsi miracoli. Si riparte comunque il 1° febbraio, con la presentazione di un nuovo prospetto di bilancio da parte della commissione che sarà inviato a Vienna. A marzo, dopo trattative tra governi, Barroso e rappresentanti dellEuroparlamento, la decisione sul da farsi.
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