La tv è morta, lunga vita alla tv

A llora la televisione generalista è proprio morta a causa di internet? A guardare i dati contenuti dal Rapporto Italia dell’Eurispes verrebbe da rispondere affermativamente. Riassumiamoli. Il 52,6% dei ragazzi tra i 12 ed i 18 anni afferma di «guardare meno la Tv da quando utilizza Internet». Gli ascolti poi «sono sempre più parcellizzati». Tradotto: il passaggio al digitale terrestre, con relativa esplosione del numero dei canali, ha eroso il numero di spettatori di quelli tradizionali (Rai, Mediaset). Nel 2011, con una decisa impennata, si è affermata la frammentazione dell’audience. Il peso percentuale delle reti generaliste è passato, analizzando i dati Auditel, dal 90,7% del 2000 al 76% della prima metà del 2011 e continua a calare. Tra settembre e ottobre 2011 le 6 reti generaliste hanno perso in prima serata, rispetto allo stesso periodo del 2010, il 7,7% complessivo di share, 2.371.000 telespettatori. La perdita più consistente riguarda le due ammiraglie della tv generalista: Rai 1 e Canale 5. Infine, naturalmente, ci sono i canali a pagamento: la classifica dei più seguiti conferma del primato del calcio (Premium Calcio e Sky Sport 1) e l’affermazione dell’informazione di Sky Tg 24 davanti ai canali di cinema. Le previsioni? Ulteriore calo dell’audience complessivo e delle generaliste in particolare. A vantaggio del web, dove il consumo di video, sulle varie piattaforme è cresciuto, nell’ultimo anno, del 19%. E qui arriviamo al paradosso. Cosa cerca infatti l’internauta? Contenuti nati sul web? No: cerca contenuti prodotti dalla «vecchia» tv generalista.

In altre parole, dice il rapporto «più che di un superamento e disinteresse per la televisione è corretto parlare di un’evoluzione delle modalità di consumo». La televisione dunque non ha affatto perduto fascino. Ma deve inventarsi nuove strategie di diffusione, in sintonia con Internet.

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