
“La libertà non è avere padroni, ma amare ciò che si fa”, inizia così la lunga intervista del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti nel programma “Ciao Maschio” condotto da Nunzia De Girolamo, andato in onda nella settima puntata di sabato 24 maggio in seconda serata su Rai Uno.
L’infanzia e la vita privata
Una chiacchierata a tutto tondo in cui con l’ironia e la schiettezza che contraddistingue Sallusti ha raccontato molto della sua vita lavorativa ma anche di quella privata. A cominciare dal suo essere padre: “Nella forma sono stato un po’ assente -ha spiegato - non però nella sostanza perché ho un ottimo rapporto con mio figlio".
Lui al contrario aveva avuto un padre severissimo che quando scoprì il suo scadente risultato scolastico la prese malissimo: “I miei furono presi alla sprovvista, non sapevano che io in realtà non andavo a scuola, ma nelle prime radio private a fare il galoppino. Non fui ammesso alla maturità quando nella metà degli anni ‘70 ammettevano chiunque con il sei politico” -aggiungendo- “Tra l’altro facevo un istituto tecnico neanche a dire il liceo classico".
L’amore per il giornalismo
Ma il motivo era molto semplice e legato a doppio filo alla sua grande passione per il giornalismo. “Avevo in mente già da bambino di fare il giornalista, che per me significava fare l’inviato e girare tutto il mondo. Non avevo capito bene che bisognava poi anche scrivere, così quando ho iniziato questo mestiere, e c'era ancora la macchina da scrivere, tenevo un vocabolario sotto la scrivania. Quando dovevo scrivere scienza o coscienza non sapevo mai se c'era o meno la “i””.
Una carriera brillante di un uomo che nella vita si considera un fortunato e che a sorpresa racconta come le giuste raccomandazioni, quando si è bravi, possano essere fondamentali per il proprio lavoro. “C’è molta retorica sulle raccomandazioni. Io lo sono stato in molti passaggi professionali che ho fatto, perché non succede che ci si sveglia la mattina e si venga assunti dal Corriere della Sera. A me è capitato quando stavo al Messaggero e alcuni colleghi che mi hanno conosciuto mi hanno poi raccomandato. Sono andati dal direttore a dire: ‘Guarda c’è uno bravo’. La raccomandazione - racconta- è uno dei motivi all’accesso nel mondo del lavoro. Negli anni ’60 e ‘7’ c’erano addirittura i parroci che lo facevano con gli imprenditori del posto”.
Gli anni con Berlusconi
Nel lungo intervento c’è anche spazio per un ricordo importante quello per Silvio Berlusconi. "Lei ha avuto un padrone ingombrante", gli chiede la presentatrice, ma Sallusti risponde secco: “Il meno ingombrante di tutti" - aggiungendo poi - “O meglio era talmente abile che io non mi sono mai sentito costretto. Le sue telefonate iniziavano sempre con: ‘Direttore tu fai quello che vuoi però io ti dico il mio punto di vista…’ e lo faceva con una tale abilità che, devo dire la verità, nove volte e mezzo su dieci aveva ragione anche nel merito”.
L’arresto
Una libertà di pensiero e anche di azione che più volte è stata provata a bloccare come Sallusti racconta nel suo ultimo libro “Eresia Liberale” (Feltrinelli). Un caso fra tutti il suo arresto il 1° dicembre del 2012 nella sede de IlGiornale. “Mi hanno arrestato per omesso controllo. I direttori sono responsabili di tutto ciò che viene scritto, anche della pubblicità. C'era un articolo scritto da un collega, querelato da un giudice. Siccome era la settima volta che succedeva, questo ha deciso che io ero un delinquente abituale e perdevo le attenuanti di legge. Avrei dovuto scontare un anno e quadro mesi, il che se ci fosse stata una legge in merito poteva anche andar bene, ma non c’era nessuna legge.
I direttori di Repubblica e del Corriere a quel tempo avevano molte più condanne di me per lo stesso fatto, ma in realtà io sono stato arrestato perché dirigevo, in quegli anni di pieno scontro civile mediatico tra berlusconiani e antiberlusconiani, il suo quotidiano e avevo le mie idee sulla magistratura.
Il libro Eresia Liberale l’ho scritto anche per quella ferita che non è stato l’arresto in sé, anche perché dopo 40 giorni il presidente Napolitano mi ha graziato e dopo sei anni la Corte dei Diritti dell’uomo ha condannato l’Italia a risarcirmi per ingiusta detenzione, ma per l’aver preso coscienza che in questo Paese, anche se è un caso limite, si può arrestare qualcuno per le sue idee e non per i suoi reati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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