
Beata fra gli uomini. Anzi, fra i maschi, come li chiama lei. In tv ne ha intervistati e messi a nudo più di duecento, con garbo intelligente e quel sorriso aperto che è il suo marchio di fabbrica. Nunzia De Girolamo è tornata su Rai 1 con Ciao maschio, di cui è anche autrice, nuova collocazione oraria il sabato alle 17.10, studio più luminoso e un parterre in sala di sole donne. «Perché sono loro il mio pubblico più affezionato», spiega. «Le donne non amano le gatte morte e io sono molto lontana da quel genere. Mi seguono in tantissime anche sui social e sento la loro complicità per strada: è il mio più grande successo, di cui un po' mi vanto. E poi io sono sempre stata dalla parte delle donne e questo evidentemente passa».
I maschi VIP che intervisti, anche quelli più riservati, con te vuotano il sacco e confidano parecchio del loro privato. Qual è la tecnica?
«Mi metto molto in ascolto, con grande curiosità. Sono sinceramente curiosa dell'altro in generale e degli uomini in particolare, perché c'è sempre da scoprire, sono così diversi da noi. E non sono giudicante, cerco di entrare il più possibile nella loro dimensione, di scavare, anche se a volte posso risultare un po' impudente. Ma ho sempre avuto una sinergia speciale con il mondo maschile, forse perché sono un po' maschiaccio anch'io».
Fra poco, il 10 ottobre, compi 50 - favolosi - anni. Hai iniziato a lavorare come avvocato, e poi la politica, la tv Hai già vissuto molte vite.
«Molte e diverse. Questi anni alla conduzione di Ciao Maschio sono la mia sesta vita. Ho studiato giurisprudenza, mi attirava la carriera del magistrato: alla fine ho scelto di diventare avvocato e ho esercitato. Mi piaceva moltissimo. Poi ho vinto un dottorato di ricerca e ho fatto tre anni di carriera accademica, la mia seconda vita, ma ho capito che quella non era la mia strada».
Ed è arrivata la politica, fino ai livelli più alti. Come ricordi l'esperienza da ministro dell'Agricoltura?
«La politica è stata il grande amore della mia vita. Della terza. Sono nata in provincia, da una famiglia semplice che faceva sacrifici per far studiare me e le mie due sorelle, Francesca e Graziana, e mi sono ritrovata a guidare il ministero che più mi legava alle mie origini. Mia nonna paterna era un'imprenditrice agricola ed era una donna molto forte, la comandante in casa. Non aveva studiato, ma ha obbligato tutti i figli a farlo: era molto concreta e molto astuta. Tutte le mie famiglie sono state matriarcali: quella di mia nonna, quella di mia madre e adesso la mia. Anche mio padre era nel mondo dell'agricoltura, era direttore del consorzio agrario, uno dei più giovani dirigenti di Coldiretti, un intenditore di piante, un agronomo. Ho sempre respirato una forte cultura della terra: mia figlia, nata prima che io fossi nominata ministro, si chiama Gea, come la divinità che rappresenta la Terra, appunto».
Nella vita successiva, la quarta, sei stata inviata e opinionista in tv con Massimo Giletti e con Corrado Formigli. Fino a che non hai ceduto a Milly Carlucci: dal Parlamento alla pista da ballo.
«Era una sfida impossibile. Ti dico che fino ad allora non avevo mai visto una puntata di Ballando con le stelle, in tv seguivo solo le trasmissioni politiche. Un giorno la mia autrice mi dice: Per dimostrare veramente che sai fare televisione, devi fare la cosa più lontana da te, che è Ballando. Ma tu sei matta, ho risposto. E invece stava per cambiare tutto. Milly mi ha voluta subito e io ero terrorizzata proprio. Nella quinta vita ho dovuto far pace con la mia femminilità, con il mio corpo che avevo sempre nascosto. La prima volta che ho dovuto indossare la tutina aderentissima per ballare volevo morire».
Sorprende scoprire che una donna bella e sicura come appari non avesse confidenza con il proprio corpo.
«La mia sicurezza non è mai stata il mio corpo, ma la testa. Da ragazza ho avuto anche momenti in cui ero a proprio disagio con la mia fisicità, avevo dei complessi, alcuni te li porti dietro per sempre, altri con la maturità li superi. Non ero mai contenta, ero molto severa con me stessa, da tutti i punti di vista, anche fisicamente. Il mio cartone animato preferito era Lady Oscar, la ragazzina vestita da maschio che lotta per essere se stessa, questo fa capire un po' la mia personalità».
Con la bellezza femminile ti sei ritrovata sul palco di Miss Italia, che hai presentato e che è tornata su Raiplay dopo anni.
«È stata una sfida interessante, perché quel un concorso era molto lontano dal mio mondo, non ci avevo mai pensato. Era anche un palco difficile, qualcuno poteva sollevare critiche, anche se ormai fuori dal tempo. Gli autori sono stati bravi a inventare un impianto nuovo, ma onestamente trovo che se una ragazza vuole usare un palcoscenico per far vedere chi è, senza maschere e senza filtri, lo può fare. Sarebbe ipocrisia attaccare un simile concorso di bellezza mentre oggi molte ragazze, troppe, si espongono costantemente su TikTok, Instagram e addirittura Only Fans, con tutti i pericoli e la crudeltà della Rete. Penso che il femminismo non sia proibire, ma liberare. Miss Italia è tornato, ora ci si può interrogare su che tipo di format si vorrà costruire».
La tua vita più appassionata è però quella di mamma.
«È la vita più importante che ho. Perché essere madre significa fare i conti con le inquietudini, capire quali sono le priorità e che cosa significa la responsabilità. Dicevo di non volere figli: poi è nata Gea, che oggi ha 13 anni, ed è stata una rivoluzione. Lei è il mio centro di gravità. Per certi versi forse ho sbagliato, mi sono abbastanza annientata per Gea, con tutta la mia apprensione e il mio amore, e ho rinunciato a molto altro. Ad esempio, è una delle ragioni per cui quest'estate non ho accettato di condurre di nuovo La vita in diretta. Però è arrivato il momento di allentare questo cordone ombelicale, lentamente dovrà spezzarsi perché mia figlia dev'essere una cittadina del mondo, libera».
Hai avuto Gea a 37 anni: che paure hai se guardi al futuro?
«Sono piena di paure. Innanzitutto sono una madre molto apprensiva, quindi ho paura dell'oscurità che potrebbe incontrare negli occhi degli altri. Temo i possibili pericoli nascosti negli incontri: ho il terrore delle violenze sessuali, del bullismo, di ogni forma di manipolazione. E poi ogni tanto mi ritrovo la notte a fare i calcoli: ho paura di non vederla nei traguardi importanti della sua vita. Quando inizierà a lavorare, quando si sposerà e magari avrà un bambino Però lo so, se mi tormento su quanto rimane, non mi godo la strada e invece la guarigione di queste paure è un percorso meraviglioso da fare con lei».
Hai raccontato che i tuoi nonni materni sono stati per te l'esempio dell'amore eterno, quello che ti fa vivere l'uno per l'altra. Con tuo marito Francesco Boccia è così?
«Noi non siamo proprio paragonabili ai miei nonni. Per spiegarti: loro sono morti molto anziani. Quando il nonno è mancato, la nonna stava bene, eppure venti giorno dopo se ne è andata anche lei, preannunciandomelo. Sei la nipotina del mio cuore, ti amo profondamente, però tu hai la tua famiglia, tua madre, le tue sorelle e invece il nonno ha bisogno di me, io devo andare da lui. Sono partita per Roma e lei è morta. Credo moltissimo in quel tipo di amore, ma è così raro. Francesco e io siamo due indipendenti, molto legati ma anche ripiegati su noi stessi. Io ho fatto pace con la mia libertà solo quando è nata Gea.
Tra noi ci sono differenze notevoli, che negli anni abbiamo imparato a valorizzare. Il nostro amore non è solo un compromesso politico (lei da ministro era del Popolo della Libertà, lui è capogruppo al Senato del Pd, ndr), ma anche un compromesso di personalità».