Montanini: "La Rai mi ha censurato su Benigni, ecco perché"

Il comico ospite a "Tintoria": "Benigni non poteva essere toccato". Poi sulla droga: "Sono finito in coma ma è stata una fortuna"

Montanini: "La Rai mi ha censurato su Benigni, ecco perché"
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Tra censura, politicamente corretto e vita privata, Giorgio Montanini un fiume in piena a “Tintoria”, il podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone. Tante le rivelazioni del comico di Fermo e uno dei passaggi più interessanti è stato quello legato a ciò che si può dire e non dire sul piccolo schermo al giorno d’oggi. Lui, scorrettissimo, ha tenuto a precisare che non è vera la favoletta che tutti possono parlare di quello che vogliono e lui lo ha vissuto sulla sua pelle quando la Rai non gli permise di parlare di Roberto Benigni.

Volto di “Nemico Pubblico” – programma in onda su Rai 3 dal 2014 al 2016 – Montanini propose un intervento sul comico toscano ma gli fu impedito di parlarne: “Non è che io posso decidere cosa dire o fare. La Rai ti dà dei paletti enormi. Tu devi cercare di fare passare le tue idee… Io sputavo sangue ogni settimana. Mi hanno censurato Padre Pio. “Nemico pubblico” diceva cose inenarrabili ma non mi hanno fatto fare il monologo su Benigni. Questo la gente non lo sa”.

“Io volevo fare un monologo su Benigni ma non me l’hanno fatto fare. Mi hanno fatto fare il monologo su tutto ma Benigni non si tocca, perché faceva spettacoli gratis per la Rai una volta l’hanno e non poteva essere toccato, ha proseguito Montanini, che si è poi lasciato andare ad una considerazione piuttosto amara sul piccolo schermo: “Vale la pena fare tv? Secondo me no. La televisione è morta. Preoccuparsi del sentimento della tv nazionalpopolare non ha senso. Dobbiamo conquistarci la libertà in rete. Se Youtube mette dei paletti restrittivi stupidi, un giorno questa cosa cambierà”.

Nel corso del dialogo con Tinti e Rapone, Montanini ha dedicato un passaggio anche al buio della droga e al coma, con la morte soltanto sfiorata. "La mia dipendenza è nata da circostanze attenuanti ma non giustificanti. Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico che si è suicidato in quattro anni. Ho sempre creduto nell'importanza della forza mentale ed emotiva, ma per superare questo problema ho avuto bisogno di sostanze stupefacenti”, ha raccontato il comico, per poi rivelare di aver buttato mezzo milione di euro in droga. Successivamente il coma, che Montanini ha definito una fortuna: “Questo mi ha permesso di disintossicarmi, purificarmi, rinascere e tornare a vivere come prima. In ospedale la madre superiora mi disse che ero vivo per miracolo. Sono entrato in condizioni pietose, pesavo 160 chili.

Ne sono uscito con le analisi perfette e senza crisi d'astinenza. Su 100 pazienti, 99 non si risvegliano. Mi davano per morto. La mia compagna ha evitato di farmi l'estrema unzione solo perché non ero cristiano”.

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