da Milano
Sette cartelle per chiedere lo smembramento del gruppo e, soprattutto, cercare di convincere il neo-vicepresidente non esecutivo di Ubs, Sergio Marchionne, a «tradire» la Fiat e a prendere in mano la situazione. La proposta è semplice, la stessa che Marchionne si è sentito rivolgere da molti azionisti il giorno dellanimata assemblea del colosso bancario svizzero: diventare, cioè, il numero uno ad interim di Ubs e traghettare il gruppo, costretto a maxisvalutazioni per 37 miliardi di dollari legate alla crisi dei subprime, fuori dalle secche, in attesa di reperire un top manager allaltezza.
Autore della lettera inviata ai membri del board di Ubs e subito ripresa dai media finanziari di tutto il mondo, è Luqman Arnold, lex ceo della banca (incarico lasciato nel 2001 per contrasti con lad Marcel Ospel, dimessosi nei giorni scorsi), titolare dello 0,7% del capitale, ora ai vertici della società dinvestimenti Olivant, con base a Londra.
Arnold, che è stato tra i contendenti per la ripresa, infruttuosa, della disastrata Northern Rock, attacca innanzitutto la nomina di Peter Kurer in sostituzione di Ospel, il figlio di un panettiere di Basilea eletto nel 2007 per la terza volta miglior amministratore elvetico, che si è rassegnato a lasciare dopo aver riferito svalutazioni complessive per oltre 37 miliardi di dollari, costate un doppio aumento di capitale. La sponsorizzazione di Marchionne parte dal presupposto che il candidato a guidare Ubs - che in Svizzera è la banca delle banche, con un peso determinante nelle scelte della stessa politica della Confederazione - deve avere «unesperienza strategica, di gestione dei rischi e a livello di comunicazione», capacità che Arnold non ravvede, invece, in Kurer, «nonostante sia un ottimo giurista». Mentre «accogliamo con favore e sosteniamo alcune decisioni prese dal consiglio di sorveglianza di Ubs, restano aperte questioni fondamentali», prosegue Arnold, il quale ritiene insufficienti le iniziative di ricapitalizzazione e le svalutazioni decise finora dalla banca. Tra le questioni aperte, Arnold identifica «la necessità urgente di una leadership efficace e importante del consiglio di sorveglianza di Ubs, una corporate governance adeguata, una visione prospettiva sui futuri fabbisogni di capitale, una strategia societaria più chiara e focalizzata, un controllo fondamentale dei rischi e una comunicazione più aperta e trasparente con il mercato e a livello interno». Arnold motiva la richiesta a Marchionne considerando la capacità «di leadership dimostrata». Per aumentare la sicurezza finanziaria e la flessibilità strategica propone, inoltre, che Ubs «consideri seriamente dismissioni che possano generare un livello di capitale da far superare ogni dubbio sulla sua capitalizzazione». Nella lettera, il finanziere vuole anche «assoluta chiarezza quanto alle responsabilità del consiglio di sorveglianza e del board esecutivo» e propone che «tutti i membri del consiglio di sorveglianza, e quindi lufficio del presidente, siano non esecutivi», a differenza di quanto avviene adesso. Le reazioni alla lettera (una risposta, Marchionne, lha comunque già fornita il giorno dellassemblea degli azionisti Fiat: «Da qui non mi muovo») non sono mancate, a partire dalla Borsa che ha penalizzato il Lingotto, in una giornata negativa per il settore auto in Europa.
Fiat ha così archiviato la seduta con un meno 1,6%, sotto la soglia di 15 euro, superata temporaneamente nelle prime fasi delle contrattazioni. Positivo, invece, il titolo Ubs, cresciuto del 3,27 per cento.
Contro Arnold si è schierato il numero uno di Hsbc, Stephen Green, che oltre a paragonare il finanziere inglese a una locusta, dice che «non basta avere l1% del capitale per sentirsi in diritto di condizionare le scelte di una grande istituzione finanziaria».
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