«La colpa dellincidente non è mia, ma chiedo ugualmente perdono ai genitori di Nelly, perché capisco il loro dolore». Scuse che suonano come una discolpa quelle rivolte alla famiglia Gerardi, pronunciate, tramite il suo legale, da Pietro Galasso, lautomobilista ventenne che il 21 agosto scorso in via Ardeatina, nei pressi di Anzio, travolse con la sua vettura e uccise Nelly Gerardi, di 25 anni e la creatura che portava in grembo da cinque mesi.
Uno scontro frontale causato dalla guida killer di Galasso, che con la sua Audi - su cui viaggiava con altre quattro persone con cui aveva trascorso una notte «brava» a base di alcol e cocaina sul litorale romano - invase la corsia opposta in cui stava procedendo lautomobile guidata da Nelly. Omicidio colposo aggravato dalluso di sostanze stupefacenti il reato per cui venne arrestato e condotto al carcere di Velletri. È proprio da lì che Galasso dissente dal capo di imputazione a suo carico: «Non è vero che quella sera ero drogato. Avevo assunto sostanze stupefacenti qualche giorno prima, ma non quel giorno». Anzi, sostiene che a scatenare il disatro stradale sia stata la ruota anteriore sinistra «difettosa» della sua Audi, precisando che «si è addirittura staccata». Ragioni per la quale il suo difensore, Giacomo Marini, chiederà due consulenze al pm di Velletri, Giovanni Tagliatela. In particolare una di natura infortunistica, che accerti le condizioni del pneumatico dellautomobile, e laltra tossicologica, che stabilisca che al momento dellincidente non era sotto leffetto di sostanze stupefacenti.
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