Ucciso da un pirata: la sua vita vale 230 euro

«La vita di mio figlio vale 230 euro». Valter Zara racconta quella maledetta notte di agosto con tutti i particolari. Non perde una data, non un nome. Sono passati più di due anni da quando a Porto Cervo un incidente balordo gli ha strappato via l’unico figlio. Una Bmw che sfrecciava in contromano lo ha spazzato via. Alla guida c’era un ragazzino di vent’anni di Monza. Antonello di anni ne aveva 30 e arrivava da Verona. In comune solo una vacanza in Sardegna. «Era il nostro futuro, era tutto per noi e ora non abbiamo più niente dice ora il padre». Sono due anni che lui lotta da solo. Dall’altra parte ha trovato tantissimi silenzi e indifferenza. «Quello che mi fa più male è che in questa storia non c’è stata verità. Abbiamo perso il nostro unico figlio, investito da un ragazzino che andava contromano. Ma nessuno ci ha reso giustizia. Non ce l’hanno resa gli agenti che gli hanno fatto l’esame del palloncino, o per capire se era drogato. In compenso l’esame lo hanno fatto alla vittima, a mio figlio, e hanno visto che non aveva bevuto e non si era drogato. Bella consolazione, lo so. Antonello era un salutista. Quella notte i genitori del ragazzo sono stati avvertiti e se lo sono portati via subito. Noi lo abbiamo saputo solo il giorno dopo. Antonello era solo». Valter Zara pensa e ripensa, immagina i dettagli di quella notte, ripercorre la scena con l’immaginazione. Lo avrà fatto milioni di volte. Ma i conti non tornano. La polizia che dice di essersi dimenticata il kit per le prove da fare al giovane sulla Bmw, l’ambulanza che arriva, ma passano altri 40 lunghissimi minuti prima che arrivi un medico, i genitori del ragazzo che arrivano di volata e se lo portano a casa di tutta fretta. Così nessuno potrà mai stabilire con certezza se quella notte, aveva bevuto o si era drogato. «Quando ho fatto notare la stessa cosa gli agenti mi hanno risposto che non potevano legarlo a un albero». Antonello era felice, quella sera aveva appena lasciato i suoi amici, era contento, aveva partecipato alla trasmissione Uomini e Donne della De Filippi, si parlava di una parte in un film. E poi lo schianto. Tremendo. La fine. «Questo epilogo è peggio di un incubo». Il limite era di 50, l’auto andava almeno a 80, e in terra nemmeno una frenata.
Il 16 settembre del 2009 Matteo Sgariboldi, alla guida della Bmw è stato condannato dal Tribunale di Tempio Pausania a una sanzione amministrativa: «Una multa di 231 euro per eccesso di velocità e perché andava contromano e la patente ritirata per 18 mesi. Un insulto per tutti noi». Al ragazzo gli hanno concesso le attenuanti generiche, hanno tenuto conto della giovane età e gli hanno concesso la sospensione della pena.

«L’ho visto l’estate dopo in Sardegna in spiaggia con gli amici. È giustizia questa? I giudici gli hanno regalato la libertà». Ma Valter promette di andare avanti. «Vado fino alla Corte europea se serve. Mi resta la causa civile per danni. Andiamo avanti».

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