«Non ci sarà una scorciatoia per l'Islanda, ma un percorso un po' più corto visto che fa già parte del mercato unico e dell'area Schengen». Carl Bildt, ministro degli Esteri della Svezia (che è presidente di turno dell'Ue), ha escluso un ingresso accelerato di Reykjavik nell'Unione.
La risposta, che viene proprio da un presidente scandinavo, frustra le speranze islandesi di uscita dalla crisi mediante un ingresso nell'Ue. Il fallimento delle principali banche dell'isola ha messo in ginocchio l'economia e l'entrata tra i Ventisette avrebbe rappresentato una buona occasione per rimettersi in sesto.
In ogni caso, il Consiglio Ue dei ministri degli Esteri ha dato parere favorevole a sottoporre la richiesta islandese al vaglio della Commissione. E non si tratta di cosa di poco conto: il Montenegro ha dovuto aspettare quattro mesi perché il dossier giungesse all'esecutivo di Bruxelles, mentre l'Albania è ancora in lista d'attesa e aspetta settembre. La Croazia, che sembrava vicinissima all'ingresso, è bloccata da qualche dissidio con la Slovenia, mentre per i Paesi dell'ex Jugoslavia e per la Turchia ci sono varie questioni geopolitiche da risolvere: come la disputa tra Grecia e Macedonia e le rivendicazioni turche su Cipro. Insomma, per l'Islanda potrebbe alla fine mettersi meglio rispetto agli altri aspiranti: si tratterà di aspettare il 2012, data probabile di conclusione dell'iter.
E anche Reykjavik dovrà risolvere qualche problema con i futuri partner: l'Olanda ha chiesto un risarcimento dei danni provocati dal fallimento della banca islandese online Icesave, che ha danneggiato molti cittadini olandesi e britannici.
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