Ultimatum ai cinesi: «Decidete entro venerdì»

Quattro giorni per decidere. Il Comune stringe i tempi e mette i cinesi del quadrilatero Sarpi-Bramante-Canonica di fronte a un ultimatum. Entro venerdì dovranno decidere se accettare il trasferimento delle attività all’ingrosso ad Arese, nell’area ex Alfa Romeo. Lì dove nel 1962 nacque la mitica «Giulia» e da domani potrebbe arrivare Chinatown. Diciassette chilometri di trasloco che, nel piano Formigoni-Moratti, potrebbero risolvere i problemi dei residenti. Ma anche quelli di una comunità che in quell’angolo di vecchia Milano dopo decenni di immigrazione intensiva ci sta ormai stretta.
Ieri il vertice a Palazzo Marino che prosegue il suo pressing. Attorno al tavolo il vicesindaco Riccardo De Corato, il portavoce della comunità Hu Xiao Bing, il presidente di ViviSarpi Pierfranco Lionetto, Franco Marini per la Ales (Associazione liberi esercenti Sarpi), il presidente del consiglio di Zona 1 Micaela Goren Monti e tecnici del Comune. Dai cinesi, almeno per ora, nessuna risposta. «Non sappiamo ancora che cosa decideremo di fare - le parole di Hu Xiao Bing, uno dei portavoce -. Dobbiamo consultare i commercianti. Ognuno ha la sua idea: c’è chi è disponibile anche ad andar via e chi invece vuole rimanere». Tutto rimandato, dunque, con i quattro giorni che sembrano effettivamente un po’ pochi per arrivare a una soluzione definitiva. Di certo c’è che insieme alla carota, il Comune sembra intenzionato a far intravedere qualcosa che vagamente assomigli a un bastone. E che, nel caso, è la realizzazione della zona a traffico limitato in via Paolo Sarpi. L’incubo dei commercianti (cinesi, ma anche italiani) che temono il crollo degli affari. E della quale, invece, l’amministrazione sembra intenzionata ad accelerare l’iter di realizzazione, dopo l’approvazione nella giunta del 5 aprile. Una ztl che potrebbe essere realizzata già entro luglio e costituire solo il primo passo verso una totale pedonalizzazione. In caso, invece, di segnali di apertura favorevoli al trasferimento ad Arese, Palazzo Marino potrebbe rimandare la creazione dell’isola ambientale attendendo il progressivo trasferimento dei grossisti ad Arese. Almeno 500, secondo gli ultimi approssimativi censimenti, invitati a spostarsi di 17 chilometri. Una distanza non enorme, ma destinata a mutare radicalmente il volto del quartiere e le abitudini di residenti e negozianti.
Assolutamente ribadito, durante l’incontro di ieri, che non ci saranno incentivi economici per le attività che accetteranno la delocalizzazione. Inserita, fra l’altro, nel Patto per la sicurezza siglato dal sindaco Letizia Moratti con il governo. «In Italia c’è libertà di impresa e di localizzazione - spiega il governatore Roberto Formigoni -. I commercianti possono anche scegliere di spostarsi in un’altra area. Gli amici cinesi decidano cosa vogliono fare».

E risposte alle critiche per la mancata realizzazione del polo per la mobilità sostenibile nei luoghi degli stabilimenti ex Alfa, Formigoni replica che il progetto riguardava solo una parte dell’area e non è stato ancora realizzato per «un ritardo vistoso di Sviluppo Italia». L’intesa sull’area di Arese prevedeva comunque una «molteplicità di iniziative economiche e imprenditoriali».

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