Ultimi ritocchi al nuovo statuto di Mediobanca

Entro fine settimana la bozza finale sui nodi relativi a cda, nomine e deleghe. Resta viva l’ipotesi di assegnare vicepresidenza a Pagliaro

da Milano

Ci vorrà ancora qualche tempo per chiudere la partita di Mediobanca. «Due o tre giorni», secondo fonti vicine ai vertici della banca. Il che significherebbe arrivare alla fine di questa settimana con la bozza definitiva del nuovo statuto, per poi preparare il d-day del 18 settembre (giovedì della prossima settimana) con una maratona di consigli che porteranno alla convocazione dell'assemblea per il 28 ottobre. Due o tre altri giorni sono necessari per mettere a punto i dettagli, che si giocano su un delicato equilibrio tra le due diverse istanze che dovranno albergare nella futura governance: la prima è quella di una chiara separazione tra operatività dei manager e funzioni dei rappresentanti dei grandi azionisti; la seconda è un percorso di cambiamento tra l'attuale sistema dualistico e il futuro tradizionale, che sia ben spiegabile agli investitori, come richiesto dal management. Del primo capitolo fanno parte la composizione del consiglio d'amministrazione, dove tra i 21 o 22 membri dovrebbero entrare tutti i 5 manager che compongono l'attuale consiglio di gestione, e quella del comitato esecutivo.
Il secondo capitolo riguarda nomine, ruoli e deleghe, con particolare riferimento alla politica dei crediti. In proposito, detto che Cesare Geronzi sarà il presidente e Alberto Nagel l'ad, è viva l'ipotesi, come anticipato dal Giornale, di creare una vicepresidenza (oltre a quella che spetterebbe a Unicredit) operativa, da assegnare a Renato Pagliaro, che manterrebbe così alcune deleghe. Una soluzione che - almeno sulla carta - appare proporzionata rispetto al ruolo che oggi ricopre Pagliaro, ossia presidente del consiglio di gestione. Ma l'ipotesi è comunque ancora tutta da verificare, soprattutto con Bankitalia, molto severa nell'approvare le moltiplicazioni delle cariche operative (5 anni fa venne lo stop al doppio direttore generale). Di sicuro il futuro sistema «tradizionale» sarà innovativo rispetto all’antico, articolato su una sorta di triade di consigli importanti (cda, esecutivo e collegio sindacale), più altrettanti comitati di controllo (nomine, remunerazioni, audit).
Allo studio l’opportunità di confermare un comitato governance. Di questo hanno parlato ieri mattina per un’ora Geronzi e Nagel. Mentre Piergaetano Marchetti, notaio e giurista che sta scrivendo lo statuto, ha fatto una breve visita in Piazzetta Cuccia in tarda mattinata, per prendere atto delle novità emerse dal colloquio. Per poi tornare in Mediobanca nel pomeriggio, a colloquio con il solo Geronzi. È possibile che in questa settimana Geronzi riferisca ai grandi soci e a Unicredit in particolare, posto che la banca è sia il primo azionista, sia quello che si è esposto di più per una soluzione condivisa dai manager.

In ogni modo l’iter non sembra destinato a subire ritardi: il 18 resta la data in cui il comitato governance dovrebbe licenziare lo statuto al consiglio di gestione, che lo deve varare e proporre al consiglio di sorveglianza per la delibera, dopo la quale sarà ancora il consiglio di gestione a convocare l'assemblea.

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