Un ultimo karaoke e l'appuntamento nel cuore della notte

La chiamata disperata al radiotaxi e la fine nel prato di una strada lontana da casa

Un ultimo karaoke e l'appuntamento nel cuore della notte
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Gli ultimi a vederla viva erano stati gli avventori di un bar karaoke di Segrate, dove lei aveva passato la sera del 5 luglio, uno dei tanti sabati trascorsi nel locale. Era una donna indipendente Erika Ferini Strambi, 53 anni, un lavoro di un certo prestigio nel settore delle risorse umane alla Luxottica, single, un appartamento dove abitava da sola in piazzale Cuoco, periferia sud di Milano. Soffriva sin da bambina di osteogenesi imperfetta, una rara patologia genetica nota come "sindrome delle ossa di cristallo" e per questo era costretta a muoversi con le stampelle, ma guidava la sua Mini Cooper nera, con i pedali modificati per le sue particolari esigenze, anche con il tacco 12, consapevole della propria femminilità. Come quella notte quando, salita in macchina qualche minuto prima dell'una un po' su di giri ma perfettamente in sé, si era allontanata dal locale verso le campagne, ma in direzione opposta a quella che avrebbe dovuto seguire per arrivare a casa. Dove non giungerà mai.

Il padre Aldo, allarmato, ne denuncia subito la scomparsa. Aveva provato a chiamarla la mattina successiva, la domenica e anche il lunedì e il telefono aveva squillato più e più volte, fino a scaricarsi. Iniziano così le ricerche dei carabinieri della compagnia Monforte, coordinati dal pm Francesco De Tommasi. I conta targhe dei comuni di Rodano e Peschiera Borromeo hanno ripreso Erika passare, la donna non è tornata mai indietro, come se sapesse benissimo dove stava andando e non avesse incertezze sul percorso da fare. Poi, grazie alla cella telefonica, gli accertamenti si indirizzano tra campi coltivati e strade sterrate e in particolare nell'area vicino alla cella telefonica agganciata per ore, intorno alla pensione per cani "Il Pavone", nel comune di Pantigliate. Dieci giorni più tardi, mercoledì 16 agosto, un agricoltore si accorge dell'auto della donna scomparsa: ha il cofano e le due ruote anteriori in un fosso, le chiavi inserite nel quadro e nessun segno che possa far pensare a qualcosa di diverso da un incidente. A duecento metri da lì c'è anche il cadavere di Erika, accanto a lei le stampelle e gli slip sfilati. Non c'è traccia invece della sua borsetta e dello smartphone. Si pensa subito a un omicidio, forse un incontro occasionale finito male, magari con uno qualcuno conosciuto su una app di incontri, un'esperienza questa che, a detta degli amici, pare la 53enne non disdegnasse. Anche stavolta gli esiti dell'autopsia colgono di sorpresa gli investigatori: la donna non è stata uccisa, non sono emerse lesioni compatibili con un'aggressione. E allora cosa le è successo? Perché Erika si trovava lì? Attorno al luogo del ritrovamento del cadavere vengono falciati parecchi ettari di erba dei campi, la vegetazione è stata passata al setaccio con il metal detector. E il 31 luglio, vicino al punto dov'è morta Erika, riemergono anche la borsa e il telefono. Si scopre così che prima di morire, intorno alle 4, la donna ha chiamato in lacrime l'8585 - uno dei centralini dei radiotaxi di Milano - per chiedere aiuto.

"Ho fatto un incidente, ma non so dove mi trovo - dice nella chiamata registrata - Vedo del verde". L'operatore le chiede più informazioni, ma Erika è frastornata, sembra in preda al panico. In sottofondo non ci sono altre voci, poi sparisce anche la sua. Per sempre.

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