Umberto e la famiglia partito: "Li porto in guerra con me"

Pubblichiamo un estratto del libro "Razza padana" di Adalberto Signore e Alessandro Trocino edito da Rizzoli

Schiva e restia alle apparizioni pubbliche, Manuela Marrone ha un carattere forte che molti dirigenti della Lega le riconosceranno dopo l’11 marzo del 2004, quando Bossi sarà colpito dallo scompenso cardiaco. Sarà lei a gestire quella fase così delicata. Pur restando sempre nelle retrovie, è uno dei fondatori della Lega Nord. C’è sempre stata, sin dai giorni in cui prestava il suo monolocale alla causa.
«Io sono come un barbaro» racconterà Bossi anni dopo, «e porto la famiglia in battaglia con me. La mia donna e i miei figli devono sentire l’odore della polvere e il fragore metallico delle spade. La mia crociata è la loro crociata». Così, dal prendere il treno per distribuire volantini a Bergamo e Milano, passando nel 1987 per una deludente esperienza da consigliere provinciale a Varese, la Marrone diventerà per Bossi una sorta di consigliere del focolare. «L’angelo custode che vigila su di te» la definirà Silvio Berlusconi. Manuela dà suggerimenti sui suoi interventi, giudizi sui comizi e lo introduce alla musica classica (...)
Bossi scherza spesso sulle sue origini siciliane: «Quando la conobbi la prendevo in giro e la chiamavo terrona». Negli anni della malattia, sarà lei a tenere in piedi «il cerchio magico», il gruppo di fedelissimi sempre vicini al capo, il partito famiglia. Per il Senatùr, infatti, politica e vita privata sono la stessa cosa. Ci sta, dunque, che i tre figli avuti con Manuela si chiamino Renzo, Roberto Libertà e Eridano Sirio (...) E ci sta pure che Renzo, il più grande dei tre, segua praticamente come un’ombra il padre. C’era lui affacciato alla finestra della casa di Carlo Cattaneo a Lugano il 6 marzo del 2005. «Aspettate, ora faccio dire qualcosa a mio figlio» dice Bossi. E quel ragazzetto un po’ spaurito, una massa di capelli folti, ricci e neri, fa il suo ingresso ufficiale sulla scena. «Padania libera» urla, scatenando l’insofferenza di Riccardo, il primogenito: «Ero anch’io lì, con mio padre, nella casa di Cattaneo, quando hanno fatto quella fotografia. È che c’era una finestra sola...».
Il 27 agosto dello stesso anno, per il matrimonio tra Riccardo e Maruska Abbate, si presentano solo Umberto e il fratello Franco. E a novembre scoppia un caso: Franco e Riccardo Bossi sono stati assunti come assistenti parlamentari al Parlamento europeo. Il Senatùr va su tutte le furie. Tanto che sia Franco sia Riccardo saranno costretti a rinunciare.
(...) Il primogenito di Bossi incrocia Simona Ventura (...) I due si sentono al telefono e il giovane si dice pronto a partecipare all’Isola dei famosi. Che Riccardo finisca a fare il naufrago in tv per Bossi è fuor di discussione. Le sue aspirazioni televisive vengono bloccate dal direttore di Raidue Antonio Marano, leghista doc. Ne nasce una soap opera in salsa padana. Con Riccardo che chiede al padre che non lo ostacoli nelle sue scelte. Lo fa con un’intervista a «Chi»: «Non ho mai avuto un padre al fianco, specie quando avevo bisogno di lui». Bossi risponde sintetico dalle colonne di «Gente»: «Mio figlio all’Isola dei famosi? Ma gli tiro un calcio nel sedere!».
(...) Il 21 gennaio 1994 arriva il matrimonio e la famiglia torna partito. Bossi mette su un’asta per i diritti di immagine: prezzo base settanta milioni... Le immagini video diventano un pezzo da collezionisti: una videocassetta di diciotto minuti dal titolo piuttosto catastale, Matrimonio Bossi-Marrone.

Al secondo congresso della Lega ce ne sono in vendita mille esemplari al prezzo di ventimila lire. Un’operazione di marketing in grande stile, i cui introiti sono destinati alle casse della Lega.
Adalberto Signore
Alessandro Trocino

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