Unicredit, accordo sul «country manager»

Unicredit trova l’accordo per il progetto di riorganizzazione del gruppo (BancOne o Banca Unica), stoppato nelle scorse settimane. L’ad Alessandro Profumo accetta di inserire la figura del cosiddetto country manager nel suo progetto, accontentando in questo modo le richieste di alcuni grandi soci. Ufficialmente la decisione è stata presa ieri nel comitato strategico permanente del gruppo, e rappresenta un passo avanti decisivo. Nel senso che, dopo il rinvio del progetto, si era arrivati a un punto che sembrava poter portare addirittura alle dimissioni di Profumo, indisponibile a modificare il progetto di Banca Unica. Che, come noto, prevede la fusione nella holding delle attuali tre banche del gruppo: retail, corporate e private. Ebbene da ieri si sa che il processo andrà avanti verso il prossimo cda del 13 aprile senza ulteriori rinvii. Lo ha sancito il presidente Dieter Rampl che ha sottolineato come nella riunione ci sia «stata l’opportunità di discutere tutte le opzioni organizzative» dicendosi, inoltre «certo che sfrutteremo i prossimi giorni per finalizzare una proposta per il consiglio».
Unica modifica: l’inserimento della nuova figura. Ma, a ben guardare, la sostanza non cambia molto. E questo è il punto: cosa sarà il country manager? Non certo un direttore generale. Né un guardiano del territorio italiano, anche perché Unicredit, a differenza di Intesa, non ha questa concezione di banca nel suo Dna. Il futuro country manager, che sarà frutto di una scelta interna più che esterna, si collocherà lateralamente rispetto alla primissima linea composta dai tre vice ad di Profumo. Andando a occupare una casella in quella sorta di matrice tridimensionale, dalla quale risponderà dell’Italia da un lato allo stesso Profumo, dall’altro a ciascuno dei tre ad per quanto riguarda le questioni italiane su retail, corporate e private. Esattamente come accade all’estero. Una figura più di raccordo che non operativa.
Ma la novità serve ai soci, alle fondazioni e in particolare alla Cariverona, per mostrare che - dopo aver sottoscritto aumenti di capitale per 7 miliardi - qualche risultato è stato ottenuto. Specialmente dopo che il successo della Lega Nord in Veneto, anticipato dalle precise posizioni del futuro governatore Zaia sul ruolo della banca nel territorio, promette di spostare qualche equilibrio.
L’accordo è anche il sigillo di un patto tra Profumo e gli enti, che potrebbe portare un rappresentante della stessa Cariverona nel cda di Mediobanca. Spetta infatti al gruppo bancario, nel patto di sindacato dei grandi soci, indicare il nome del possibile sostituto del presidente Geronzi, che andrà alle Generali.

Il comitato di ieri, secondo indiscrezioni, ha ragionato anche di nomine e se Unicredit avrà la possibilità di indicare un terzo nome in Mediobanca (dove già siedono il presidente Rampl e il vice Palenzona) questi sarà l’altro vice Castelletti, uomo di Cariverona.

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