Unicredit è scesa ieri sotto i due euro per azione, per la prima volta. La soglia psicologica non era mai stata violata ma il titolo ha saputo recuperare chiudendo sopra i 2 euro. Comunque debole, ancora colpito da forti vendite. Ormai è dato per certo che laumento di capitale da 3 miliardi in gestazione nellassemblea del 14 novembre andrà deserto: il prezzo di 3,084 euro non è raggiungibile in tre settimane. Inevitabile la strada del piano B, quello dellemissione di obbligazioni convertibili nello stesso quantitativo delle azioni, garantita dai grandi soci e da altri investitori, peraltro remunerati da un rendimento nellordine del 10 per cento.
Resta una debolezza che, solo negli ultimi 20 giorni, si è tradotta in un ulteriore calo della capitalizzazione di quasi 15 miliardi. Ieri sera il gruppo valeva 27 miliardi, appena 7 di più del gruppo Capitalia al momento dellacquisizione della primavera 2007, oltre 70 in meno rispetto ai massimi di quel periodo. Non a caso Sergio Ermotti, il vice Profumo responsabile dellinvestment banking, ha investito quasi 2 milioni acquistando un milione di titoli a 1,975 euro per azione. Mostrando una lungimiranza notevole, essendo quello tra i top manager, Profumo compreso, che ha mostrato di avere fiducia nella sua banca pagando però meno di tutti. Profumo sdrammatizza: «Il mercato delle azioni - ha detto - è lunico mercato liquido in questo momento e chiunque ha necessità di fare cassa cede azioni che sono particolarmente liquide, come le nostre. Credo che non sia corretto guardare il prezzo del titolo ogni giorno».
In questo quadro la posizione di Profumo rimane delicata. Anche se intorno al manager è scattato un cordone di «unità nazionale» che lo mette al sicuro da ogni attacco.
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