Unione in pezzi e Prodi è costretto a fare il martire

Paolo Armaroli

Maledetti toscani, come ben sapeva Curzio Malaparte, non si diventa. Anche se risciacquare i panni in Arno, parola di Alessandro Manzoni, fa sempre un gran bene. No, maledetti toscani si nasce. Con tutti gli sbalzi d'umore e di malumore del caso, vivificati da una intelligenza non comune. Ora, Piero Calamandrei era non solo toscano di nascita. Peggio, era fiorentino purosangue. E, come al palio di Siena, i fiorentini non corrono per vincere ma per sbalzare di sella il concorrente. Fosse anche il più caro amico.
Illustre giurista, all'Assemblea costituente Calamandrei profuse tutta la sua scienza. Ma lo fece a modo suo: da bastian contrario. Tutti volevano la forma di governo parlamentare? E lui si metteva di traverso alzando il vessillo della Repubblica presidenziale con la minuscola ma combattiva pattuglia del Partito d'Azione. Il progetto di Costituzione dava l'impressione di fare un passo avanti e due indietro perché tutto veniva di continuo rimesso in discussione e i tempi si allungavano? E lui lo denunciava raccontando la storiella, tornata di stringente attualità, del povero diavolo che aveva due amanti.
Dunque, felice come una Pasqua il poveromo spensieratamente si beava delle sue due amanti. L'una era giovane e l'altra vecchia: entrambe molto belle. Chi più contento di lui? E invece no. Perché la prima gli toglieva i capelli bianchi per farlo sembrare più giovane, e perciò alla sua altezza. Mentre la seconda gli toglieva i capelli neri in quanto non voleva sfigurare standogli al fianco. Il guaio è che finì come doveva finire: il poveretto si ritrovò calvo. Calamandrei, si capisce, intendeva stigmatizzare il fatto che l'Assemblea costituente dava l'idea di tessere la tela di Penelope. A furia di eccepire su questo e su quello, non si sarebbe mai approvata la legge fondamentale della Repubblica. Tant'è vero che si resero necessarie ben due proroghe.
Ma perché questa storiella è tornata d'attualità? Per il semplice motivo che l'ampolloso progetto per l'Italia in via di faticosa elaborazione da parte di Romano Prodi e dei suoi cari del centrosinistra corre lo stesso pericolo. Proprio così, rischia la calvizie. Già il suo corpicino appare rachitico. Difatti i cervelli fini dell'opposizione finora non sono andati più in là di un indice che è un libro dei sogni. Come avrebbe detto Amintore Fanfani, mezzo toscano non già perché non fosse a denominazione d'origine controllata ma per via dell'altezza. Orbene, non ci crederete. Per partorirlo c'è voluto del bello e del buono. Un po' perché Prodi avrebbe voluto fare come gli pareva e i suoi alleati gli hanno detto picche. Un po' perché se Tizio vuole aggiungere il titolo di un capitolo, Caio pretende di toglierlo. Pena lo sfascio della coalizione. Con il risultato che il leader dell'Unione si è dovuto sottoporre al martirio di San Sebastiano. Con tanto di frecce nel costato.
Ancora una volta si è sperimentata così la tecnica del rinvio. Quando mai i verbi vanno coniugati al presente quando c'è il futuro che fa tanto comodo? Tra togli e metti, tra un rinvio e un altro, c'è da scommettere che quello che è stato con la consueta modestia definito progetto per l'Italia continuerà a navigare nel vago e rischierà la calvizie. Questo, pensate, sa fare il centrosinistra ora che sta all'opposizione e può spararle grosse. Immaginatevi cosa riuscirà mai a combinare quando avrà responsabilità di governo. A forza di stracciarsi le vesti tra di loro, gli alti papaveri dell'Unione - tardi epigoni della Buonanima - arriveranno nudi alla meta. E, purtroppo, noi con loro.


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