Università non statali e mondo del lavoro

Università non statali e mondo del lavoro

A livello di università l'Italia offre un'ampia scelta tra atenei statali e non statali. Dal sito Internet del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca risulta che su 95 atenei che offrono corsi di laurea triennali, a ciclo unico e magistrali, i non statali sono 29, pari al 30,5%, contro i 66 non statali (69,5%). Questi numeri si riferiscono solo alle istituzioni. Diverse università dispongono di sedi in province e regioni diverse da quelle del rettorato.
La Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a esempio, è la più estesa tra quelle private con sedi anche a Brescia, Cremona, Piacenza e Roma (con la facoltà di Medicina e Chirurgia integrata con il Policlinico Universitario Gemelli). Ma anche alcuni atenei non statali più specializzati in determinati campi del sapere - come, a esempio, la Libera Università di lingue e comunicazione Iulm (interpretariato, relazioni pubbliche, pubblicità, giornalismo, etc.), offrono oggi una parte della loro peculiare offerta formativa anche a nuovi bacini di utenza. Nel caso dello Iulm grazie alle sedi di Feltre (Belluno) e di Roma. Gli atenei non statali più importanti - come, oltre il già citato Iulm, l'Università Commerciale «Luigi Bocconi» di Milano o la Libera Università Internazionale Studi Sociali «Guido Carli» Luiss di Roma - accolgono oggi gli studenti in campus di grandi dimensioni, attrezzati e dotati di ogni comfort. Strutture multifunzionali e integrate con il territorio in grado di offrire agli utenti tutto il necessario per vivere in modo sereno il periodo degli studi.
Ecco quindi aule per la didattica tecnologicamente avanzate e a misura di ogni tipo di corso, biblioteche, teatri per attività culturali e ricreative, impianti per lo sport, servizi alloggi sia presso residenze universitarie, collegi convenzionati o appartamenti messi a disposizione da privati di accertata affidabilità. Prendendo a riferimento un mercato del lavoro che non conosce più confini, gli atenei non statali sono stati i primi a istituire corsi in inglese. La struttura economica, la necessità di competere, le collaborazioni con altre università private internazionali e aziende multinazionali, hanno spinto questi atenei a intraprendere per primi questa strada, oggi seguita da un numero in crescita di università statali. A partire dai dottorati di ricerca e dai master, la formazione nella lingua di Shakespeare si è espansa ai corsi di laurea magistrali, arrivando fino e quelli triennali, dove si forniscono le basi della conoscenza. Se a dare il là sono stati gli studi di economia, management, lingue, comunicazione e gestione del turismo, pian piano questa offerta si è sviluppate anche nelle discipline giuridiche e tecnico-scientifiche. A offrire corsi in lingua inglese in Italia, oggi, hanno iniziato anche alcune università in cui anglosassone non solo è la lingua utilizzata, ma sono anche la metodologia e la proprietà. Il caso più eclatante in questo momento è quello della John Cabot Università, un campus americano a Roma. Grazie alle facoltà in lingua inglese e altri servizi, gli atenei tricolori hanno iniziato ad attrarre studenti da altri Paesi. Anche questo permette ai giovani italiani di cominciare a respirare quella dimensione internazionale in cui entreranno nel giro di pochi anni. Un momento che nella maggior parte degli atenei non statali - ma anche in alcuni statali - si inizia a preparare in anticipo con i servizi di placement. Che agiscono come vere agenzie di coaching e collocamento.

Insieme agli albi e ai club degli ex studenti, questi servizi favoriscono l'incontro tra domanda e offerta di competenze pregiate.
E così, oggi, si tende a valutare un'università non tanto in virtù del nome e della storia, ma in base alla percentuale di studenti che trovano lavoro subito dopo la laurea.

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