Roma - "Venticinquemila sepolti vivi nella Gelminiera", hanno scritto sul loro striscione i ricercatori di Ingegneria dell’ateneo romano La Sapienza. Si sentono sotterrati, come i minatori cileni, nelle università in cui lavorano da anni, svolgendo mansioni che non competerebbero loro e con un futuro più che incerto. E come loro le centinaia di colleghi che stamani, assieme agli studenti, hanno presidiato Montecitorio per dire "no" alla riforma dell’università proposta dal governo Berlusconi.
Il ddl slitta ma continua la protesta Per ora l’esame del ddl è slittato, ma il rinvio non basta a spazzare via le preoccupazioni, sintetizzate negli slogan e nei cartelli che hanno colorato, con i palloncini della Flc-Cgil (tra i promotori della protesta), il piazzale antistante la Camera dei deputati. Schierati in prima linea gli striscioni più "arrabbiati": "Gelmini dimettiti, la riforma la facciamo noi". Ma la fantasia dei manifestanti è andata oltre: per l’occasione hanno riscritto una novena laica con il refrain "Blocchiamo il ddl". Molto colore, ma anche tanto impegno. In un’assemblea pubblica, ricercatori (tutti in maglietta arancio con la scritta "ricercatore fuori produzione") e universitari si sono avvicendati, megafono alla mano, per spiegare gli effetti del contestato ddl: prestiti al posto delle borse di studio, tagli ai laboratori e ai corsi di laurea, atenei concepiti come aziende o piccole monarchie con l’aumento a dismisura del potere dei rettori, rottamazione dei ricercatori. Ma soprattutto interventi a costo zero.
Il corteo sul lungotevere Dopo il sit in centinaia di studenti si sono spostati in corteo sul lungotevere, dopo aver occupato simbolicamente la sede della Conferenza dei rettori (Crui) colpevoli di "collusione con il Governo". Contro i rettori ha puntato l’indice anche il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: "Hanno barattato il loro consenso con vaghe promesse di risorse". Una giornata di mobilitazione che gli studenti del Pdl hanno liquidato come un raduno di "quattro gatti". "Le parodie del ’68 - ha chiosato Pietro De Leo, portavoce nazionale di studenti per le Libertà - ormai sono buone solo per qualche cineforum da circolo Arci. La missione riformista del governo Berlusconi e del ministro Gelmini non cambierà".
Tremonti: "Possibile a fine anno" L’impegno del governo è quello di "mettere più soldi possibile" per la riforma dell’Università, ma ciò avverrà "a fine anno". Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, conferma che il governo farà "tutto il possibile". "Sappiamo quanto è significativo quell’investimento ma lo si può fare con lo strumento tecnico possibile - spiega il titolare del dicastero dell'Economia - non con una legge ordinamentale ma nel decreto di fine anno". "Ieri sera - conclude Tremonti - si è definito che la Finanziaria è la finanziaria e la legge di ordinamento è un altra cosa. Nella legge di fine anno - ha concluso - ci sarà certamente quello stanziamento".
Bossi si fida "I soldi ci sono, alla fine si troveranno. Massima fiducia in Tremonti". Così Umberto Bossi, leader della Lega Nord, conversando con i cronisti a Montecitorio a proposito della riforma universitaria. Ieri il leader leghista aveva attaccato la sua stessa maggioranza dicendo che era preferibile "stanziare fondi per i ricercatori piuttosto che per le bombe in Afghanistan".
Bersani, niente sit-in: motivi di sicurezza Avrebbe dovuto raggiungere gli studenti universitari e i ricercatori nel sit-in a piazza Montecitorio contro il ddl di riforma dell’università. Ma alla fine il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha rinunciato. "Da ieri, dopo le minacce di morte, siamo sotto tutela, hanno raddoppiato la scorta a Bersani e non si può rischiare", spiega il capo ufficio stampa Roberto Seghetti ai cronisti che chiedevano se il leader Pd volesse, in questo modo, evitare contestazioni. Bersani era uscito a piedi dal Pd per raggiungere il presidio. Nel cortile di Montecitorio il leader Pd è stato raggiunto da alcuni dirigenti del Pd che venivano dal sit-in e, dopo essersi consultato con loro, ha deciso di non andare in piazza e di incontrare più tardi una delegazione di studenti alla sede del partito.
"Siamo ad un passaggio - ha affermato Bersani criticando la riforma - che può essere negativo per l’università o l’avvio di una nuova stagione. Il problema non è trovare 4 euro per la riforma Gelmini ma fare un piano di investimenti su altri contenuti di riforma".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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