Da uomo del governo a contestatore

(...) Ma come, i saloni di palazzo Diotti sono ancora impregnati del raffinato profumo di Bruno Ferrante e lui ora guida i contestatori? Più passano i giorni, più l’ex prefetto si butta anima e corpo nella mischia elettorale più ci convinciamo, per la stima e la considerazione che nutriamo nei suoi confronti, che Ferrante abbia davvero commesso un clamoroso errore. Tutta la sua storia personale e professionale non ha infatti niente da spartire con la sinistra. E non basta guidare un corteo di protesta per conquistare il patentino rosso. E la pensano così anche tanti milanesi che voteranno per l’Unione. Che altro significa la polemica di Dario Fo che parlando a nome della «vera» sinistra dice che il suo appoggio a Ferrante non è scontato? Che vuol dire che prima di decidere se dargli il voto (sempre che le primarie, come è probabilissimo, vedano la vittoria dell’ex prefetto) vuol conoscere il suo programma? È evidente, al di là delle ambizioni personali del Nobel, che Ferrante è un corpo estraneo nella sinistra milanese.

La realpolitik di Ds e Margherita invita a turarsi il naso e a mettere una croce su Ferrante; ma i duri e puri riusciranno a fare altrettanto e faranno davvero di tutto per mandare a Palazzo Marino l’ex vice capo della polizia?

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