Urbanistica, tutti liberi gli indagati. Adesso scarcerate anche Milano

Prima fase chiusa con le scarcerazioni, ma la città rischia di restare paralizzata

Urbanistica, tutti liberi gli indagati. Adesso scarcerate anche Milano
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Ma adesso scarcerate anche Milano. È il pensiero che viene percorrendo via Melchiorre Gioia il giorno dopo la decisione del tribunale del Riesame che ha liberato il fondatore di Coima Manfredi Catella, portando gli arresti revocati a sei su sei: un capotto tennistico per la Procura che infrange le certezze giornalistiche ricavate dai collage dei messaggi WhatsApp.

Perché a rimanere prigioniero di una pur bella e variopinta pubblicità è ancora il "Pirellino", forse la più iconica delle operazioni immobiliari finite nel mirino, sfiorando per il momento anche il sindaco Giuseppe Sala. E ora per quanti anni vedremo ruotare le pubblicità sul progetto che doveva completare quel mosaico di Porta Nuova che ha cambiato il volto di Milano, rendendola appetibile a investitori e turisti di tutto il mondo che anche in questi giorni affollano una città che ha scoperto una sua inedita vocazione turistica. Non l'unico, ma forse il più visibile dei cantieri destinati ad apparire come ferite in una comunità che a questo punto si deve interrogare sul suo futuro, come forse mai è stato nella sua lunga storia. Perché non sono solo i palazzi e i grattacieli a essersi improvvisamente trasformati da oggetto del desiderio in incubo. Un'angoscia sono anche l'accesso alle migliori università che per i prezzi diventano un miraggio e il caro affitti espelle quella classe media che è sempre stata le benzina intellettuale nel motore di Milano e quindi dell'Italia.

Tutti temi che competono alla politica e non certo a pubblici ministeri e giudici (almeno si spera), ma che inevitabilmente oggi si intrecciano alle aule di un tribunale tristemente noto per aver talvolta debordato. E allora val forse la pena di fare un punto a partire da quel 16 luglio nel quale, dopo tre anni di indagini, il pool guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano chiede l'arresto per corruzione e falso di Catella e altri cinque. A nulla sono valsi gli interrogatori e le memorie difensive presentate dagli indagati negli interrogatori, né le dimissioni dai loro ruoli operativi. Il 31 luglio la mano pesante del gip Mattia Fiorentini accoglie le richieste e dispone gli arresti domiciliari per falso, corruzione, dare o promettere utilità per Catella, Federico Pella (società di progettazione integrata J+S), Giancarlo Tancredi (assessore) e degli architetti Alessandro Scandurra e Giuseppe Marinoni, rispettivamente membro e presidente della Commissione paesaggio del Comune. Per il costruttore Andrea Bezziccheri di Bluestone addirittura la custodia in carcere. Ricorso degli arrestati al tribunale del Riesame, udienze in aula e a cavallo di Ferragosto il rosario delle scarcerazioni con o senza interdittive, con il pool pronto ad assicurare ai giornali che "non possiamo fare altro che andare avanti, sono reati procedibili d'ufficio". E, infatti, sulla decisione del tribunale del Riesame, pende già la minaccia di un suo ricorso in Cassazione.

Vi siete persi? Male, perché siamo solo all'inizio. E, solo per conoscere le motivazioni della remissione in libertà degli indagati sintetizzata in un'unica riga di dispositivo, ci vorranno 45 giorni. Parleranno di assenza degli indizi di colpevolezza azzoppando così i pm o solo di mancanza di concrete esigenze cautelari che giustifichino la restrizione della libertà? Il Riesame darà ragione ai pm, rimettendo Sala nello scomodo ruolo di indagato o il sindaco ne uscirà? Toccherà poi comunque al giudice dell'udienza preliminare decidere se e chi rinviare a giudizio, aprendo un processo o facendo finire tutto nel cestino, dopo che per settimane giornali e televisioni si sono esercitati nell'anatomia della questione e nel ventilatore è finito quello che sapete.

Ci saranno poi i ricorsi, gli appelli, i controappelli e i controricorsi. Il lungo cammino della giustizia: del tutto legittimo, ma evidentemente poco compatibile con i tempi di una città che deve o dovrebbe correre molto più veloce, visti i problemi che la stanno strangolando.

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