Usa, contro l’epidemia schierato il Pentagono

Elena Jemmallo

Mentre nel piccolo villaggio Ceamurlia de Jos, in Romania, si scatena il panico aviaria e Bruxelles chiude le frontiere europee a volatili vivi, carne di pollame e derivati dalla Romania, il resto del mondo corre ai ripari. A cominciare dall’Inghilterra. Il capo dei servizi veterinari ha ammesso che c’è un rischio di diffusione del virus dell’influenza aviaria nel Regno Unito e che il governo sta analizzando la situazione. «La conferma che un’influenza aviaria altamente patogena è stata trovata in Turchia e che ora è presente anche in Romania è preoccupante. Essa mostra che c’è un rischio per il Regno Unito», ha dichiarato Debby Reynolds, responsabile dei servizi veterinari presso il ministero britannico dell’Agricoltura.
Più incisiva la decisione presa all’interno dell’amministrazione Bush: se la temuta pandemia di influenza aviaria esplodesse nel mondo raggiungesse gli Stati Uniti, il controllo dell’emergenza sul suolo americano non sarà affidato alle autorità sanitarie, ma al ministero della Sicurezza interna. Un ruolo potrebbe averlo anche il Pentagono, al quale il presidente George Bush intende dare sempre più poteri nella gestione delle catastrofi naturali. Starebbe anche mettendo a punto di una forza speciale di pronto intervento dedicata esclusivamente alle catastrofi e forse anche epidemie di vasta portata.
A Bruxelles invece è già scoppiata la psicosi: davanti alle farmacie ci sono interminabili code alla ricerca di una medicina diventata introvabile. «Quindici persone al giorno mi chiedono il Tamiflu», ha spiegato un negoziante del centro di Bruxelles. Per far fronte a un’eventuale pandemia, il governo belga ha costituito uno stock di 450mila antivirali. In Francia Dominique de Villepin riunirà oggi i ministri francesi competenti sull’emergenza aviaria. Il governo di Parigi punta a chiedere il rafforzamento a livello europeo del controllo sugli uccelli migratori. La decisione delle autorità polacche potrebbe invece essere la messa al bando delle mostre ornitologiche e dei mercati che vendono pollame non ispezionati dallo stato. Frontiere chiuse al pollame proveniente dalla Romania anche da parte della Russia. Situazione sotto controllo invece in Svizzera, dove le autorità hanno fatto sapere di non aver disposto altre misure precauzionali, oltre a quelle già adottate, per far fronte al rischio di diffusione dell’influenza aviaria. L’Ufficio federale di veterinaria esclude qualsiasi pericolo: «I volatili infettati in Turchia e in Romania non arriveranno mai in Svizzera e impedire al pollame di continuare a scorazzare nei cortili e all’aria aperta sarebbe un provvedimento infondato».


Drastiche invece le misure adottate da Ecuador, Perù, Venezuela, Panama e Bolivia, che hanno sospeso le importazioni di pollame dalla Colombia a causa dell’allarme in tre fattorie di Tolima di un virus di aviaria. E ora la Colombia teme l’effetto domino in altri Paesi del continente.

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