Usa e Francia all’Onu: sanzioni alla Siria

Presentata una bozza dai toni molto duri al Consiglio di Sicurezza, ma la Russia prende le parti di Damasco e minaccia di porre il veto

Roberto Fabbri

Come avevano anticipato alcuni giorni fa, Stati Uniti e Francia hanno presentato ieri agli altri Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu una dura bozza di risoluzione che minaccia la Siria di sanzioni economiche qualora rifiuti una piena collaborazione nell’inchiesta sull’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Nella bozza francoamericana si ingiunge a Damasco di «mettere pienamente e incondizionatamente a disposizione della commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite» esponenti governativi o semplici cittadini siriani sospettati di aver preso parte all’attentato dello scorso 14 febbraio a Beirut, costato la vita in tutto a ventidue persone.
La mossa di Washington e Parigi, che ha il sostegno della Gran Bretagna (un altro dei cinque membri permanenti e con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza), fa seguito alla presentazione fatta martedì dal procuratore tedesco Detlev Mehlis per conto del team di investigatori dell’Onu che guida di un rapporto almeno altrettanto duro sulla Siria. Nel documento si legge tra l’altro che l’assassinio di Rafik Hariri «è stato organizzato da funzionari della sicurezza siriani e libanesi». Inoltre, Mehlis ha ripetuto più volte che Damasco ha cercato di ostacolare il suo lavoro, che diversi funzionari da lui ascoltati hanno testimoniato il falso e che il presidente Bashar el Assad si è negato alle sue richieste di colloquio: tutte accuse che la Siria ha respinto con decisione.
Nonostante l’ambasciatore americano presso l’Onu John Bolton abbia detto che prima della presentazione della bozza i rappresentanti di tutti i quindici Paesi attualmente membri del Consiglio (inclusi Russia, Cina e Algeria, tradizionalmente vicini alla Siria) sono stati consultati, Mosca ha reagito prendendo chiaramente le parti di Damasco, e lo stesso hanno fatto gli algerini, sulla linea espressa dalla stessa Lega Araba. Il presidente Vladimir Putin ha espresso in una telefonata ad Assad il sostegno del suo Paese all’intenzione manifestata dai siriani di «cooperare su larga scala» con la commissione d’inchiesta Onu e il suo ministero degli Esteri ha chiarito che verrà fatto «tutto quanto è necessario per rintuzzare i tentativi di imporre sanzioni contro la Siria». Veto incluso, si deve supporre.
Da parte sua, la Siria ha reagito in due modi all’iniziativa delle tre potenze occidentali. In una lettera a firma di Assad inviata per canali diplomatici a Washington, Parigi e Londra e ottenuta dal Washington Post il presidente siriano promette che tutti i suoi concittadini accusati «in base a prove concrete» di coinvolgimento nell’omicidio di Hariri saranno processati.

Al tempo stesso l’ambasciatore di Damasco presso l’Onu Faisal Miqdad ha usato toni bellicosi nel rispondere al presidente americano George W. Bush che aveva minacciato «come ultima opzione» un attacco militare alla Siria: «Troveranno un popolo resistente che non accetterà l’occupazione», ha detto il diplomatico.

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