Roma

La Valentini rilancia: «Abbatteremo 5mila capi»

Lo sconcerto delle organizzazioni agricole: «Questa è un’ecatombe, vogliono farci scomparire»

L’assessore Daniela Valentini non demorde. Anzi, rilancia. Come se niente fosse. Sull’emergenza inquinamento che negli ultimi tempi ha interessato la Valle del Sacco, in provincia di Frosinone, la titolare delle Politiche agricole della Giunta Marrazzo tira dritta per la sua strada: abbattimento radicale degli animali nella zona contaminata. Oltre cinquemila capi tra bovini e ovini, contro gli ottocento annunciati appena due giorni fa. Un’ecatombe. Nonostante il fuoco di sbarramento delle associazioni di categoria, Cia e Confagricoltura di Frosinone, che stanno preparando una mobilitazione, per nulla placate dalla promessa di indennizzi per le aziende che vogliono riaprire e di finanziamenti per l’acquisto esterno del foraggio.
La sortita della Valentini getta benzina sul fuoco della polemica che già qualche ora prima era stata alimentata dalla decisione della Eurolat (società del gruppo Parmalat titolare del marchio Solac) di sospendere il ritiro del latte nell’area che va da Colleferro a Ceprano. Praticamente, quasi tutta la provincia di Frosinone. Sul punto, Cia e Confagricoltura di Frosinone avevano lanciato l’allarme, ma le parole della Valentini sono riuscite nell’arduo intento di oscurare il problema prospettando uno scenario addirittura peggiore. I venti di guerra impazzano, fra gli allevatori s’è passati dalla rabbia allo sconcerto, e se Piero Marrazzo (che della crisi è commissario straordinario) pensa di cavarsela con una lettera a Palazzo Chigi, qualche esponente di settore è convinto che «la Valentini stia invadendo competenze del comparto sanità».
Ciò che si profila all’orizzonte, secondo gli allevatori del Frusinate, è una catastrofe dalle proporzioni che è difficile anche soltanto immaginare.

Al punto che alla proposta lanciata dalla Valentini per placare gli animi - ovvero l’istituzione di un marchio per la valle del Sacco, uno di loro risponde con un’amara provocazione: «L’unico marchio adeguato sarebbe un teschio con le ossa incrociate».

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