Via Valle, anche i bosniaci dico no ai Rom

I lavori sono iniziati, ma non si sa chi li abbia commissionati

Via Valle, anche i bosniaci dico no ai Rom

Prendete nota di quest’indirizzo: via Vaiano Valle. È lì, all’estrema periferia sud di Milano, in mezzo a campi e cascine diroccate, in zona Ripamonti che sorgerà un nuovo campo d’ospitalità per i rom. Un nuovo campo accanto a quello già esistente, dove vivono profughi bosniaci. Risultato? Il quartiere è in allarme e osserva con preoccupazione il via vai delle betoniere al lavoro, la gettata di cemento dove prima c’era il prato e il cancello di ferro installato in fretta e furia.
Ma, sorpresa, ad avere qualche timore sono pure i bosniaci che già vivono in Vaiano Valle e che non vogliono come vicini i rom. Lo dicono a caratteri cubitali, con quella scritta in rosso su un lenzuolo strappato: «Non campo rumeni». Rom valutati ospiti indesiderati anche per il consiglio di zona: «Quando si prendono certe decisioni dovremmo essere informati in anticipo. I cittadini devono essere rassicurati dal Comune, che ancora non mi risponde» confida Giovanni Ferrari, presidente del parlamentino di via Ripamonti.
Aspettando che Palazzo Marino si faccia vivo, Ferrari e i cittadini hanno però già incassato una conferma: quella dei bosniaci, ai quali funzionari della Prefettura avevano anticipato che «presto» non sarebbero «più stati soli». Invito all’accoglienza dei nuovi venuti mal digerito dai bosniaci, per non parlare dei commercianti della zona, che per protesta ipotizzano persino la serrata dei negozi.
«Centocinquanta bosniaci sono già sul posto, scippi in strada e furti negli appartamenti sono in aumento e, poi, ci sono tutti i limiti di un quartiere della periferia di Milano. Serve aggiungere altro? Altri rom, quanti? Basta, se li piazzino a casa loro. Noi, bottegai, scendiamo in piazza». Sfogo di chi reclama «chiarimenti» sia dal consiglio di zona che dai vigili di quartiere e persino al commissariato di via Chopin: «Impresa inutile, tempo sprecato».
Unica certezza che sul posto qualche agente della polizia è intervenuto più volte per staccare i cartelli affissi contro questo nuovo insediamento. Spazio che non va giù al leghista Matteo Salvini: «A Milano non servono nuovi campi per i rom. La città ha già pagato. Spero che l’assessore Mariolina Moioli e il vicesindaco Riccardo De Corato diano rapidamente una risposta concreta alla mia interrogazione urgente».
Interpellata l’assessore Moioli sostiene che «lì non sorge alcun campo nomadi» ma dalla Provincia arriva un’osservazione che fa piazza pulita del balletto delle smentite di facciata: «La struttura che si sta costruendo è destinata ad ospitare una cinquantina di famiglie e per questo sono stati fatti i lavori, diciamo, precisi: cemento, recinzione, cancello. Spese non di ordinaria manutenzione che qualcuno ha ordinato di fare.

Quel “qualcuno” istituzionale faccia un passo in avanti. Altrimenti? Diventa una pericolosa rivolta» sostiene Giovanni De Nicola, capogruppo di An. Rivolta, tensione sociale e tutto quello che si trascinano dietro. Anche i rom che, qui, non vogliono.

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