Vandali al cimitero per rubare il rame

Michele farà 15 anni a dicembre, ma desidera sentirsi come tutti i suoi amici: grande, sveglio, forte. Proprio per questo - anche se affetto da una emiparesi a tutto il lato destro del corpo e quindi disabile al cento per cento - non ha detto nulla ai genitori e al fratello 20enne. Non ha raccontato che l’11 aprile un marocchino e due sudamericani, tutti 13enni, lo hanno picchiato selvaggiamente fuori dalla loro scuola, la Media «Rinaldi» di via Pontano (zona viale Monza-Turro), davanti ad altri due ragazzi della sua età: un italiano che ha cercato di soccorrerlo e un altro sudamericano che si è limitato a osservare quello che accadeva senza muovere un dito. Tutti ragazzi che, il 22 aprile, sono stati identificati dai poliziotti del commissariato Villa San Giovanni e segnalati alla Procura dei Minori dove, sul loro conto (sono tutti minori di 14 anni e, quindi, non imputabili, ndr) il giudice Anna Maria Fiorillo ha aperto un fascicolo. E non solo per i calci in testa e in faccia a Michele, colpito anche con una sorta di tirapugni coperto da una bandana: tutta la scena dell’aggressione - con il povero ragazzo che tenta invano di difendersi con la mano sana e, alla fine, si pulisce dal sangue che gli esce dalla bocca e dal naso - i bulli, infatti, l’hanno filmata con un telefonino, ricavandone due filmati della durata di 12-15 secondi ciascuno, finiti sul noto sito YouTube da dove, adesso, sono scomparsi.
Il fatto, come abbiamo detto, è accaduto l’11 aprile. Tuttavia la madre di Michele (una commessa 40enne che, insieme al marito e al figlio maggiore, segue molto l’adolescente) ha potuto fare denuncia in commissariato solo martedì 22 aprile. Nessuno, infatti, l’aveva avvisata di quei video che, ormai, nella zona, tutti conoscevano da oltre una settimana perché circolavano su internet. Non l’aveva fatto Michele, che si vergognava di essere caduto nel tranello dei suoi amici della scuola «Rinaldi», che lo avevano attirato lì davanti per picchiarlo a sangue senza un motivo: quando la madre l’aveva visto pieno di lividi, infatti, il ragazzo aveva continuato a ripetere che si era fatto male giocando a pallone. Non l’aveva fatto il ragazzo italiano che, come appare da uno dei video, a un certo punto, davanti a Michele sanguinante, cerca di dargli una mano. Ma non l’avevano fatto nemmeno gli adulti della struttura comunale «Centro di aggregazione giovanile» di via Tarabella. Che, venuti a conoscenza di quei video poco dopo l’aggressione, avevano preferito convocare Michele da loro (senza avvertirne i genitori) e chiedere solo a lui - un ragazzo disabile e ferito nel corpo e nell’orgoglio - cosa fosse accaduto.
Fortunatamente, lunedì 21 aprile, un’insegnante della Media «Rinaldi», ha scaricato i brevi filmati sul proprio telefonino e, riconosciuto Michele (il ragazzo frequenta un’altra Media, quella di via Demostene, ma va spesso davanti all’istituto di via Pontano per incontrare gli amici che studiano lì, ndr),ha mostrato i video al suo preside. Il capo d’istituto, resosi conto della gravità della cosa, ha avvertito allora il collega della scuola di Michele che, a sua volta, ha sporto denuncia e, nel frattempo, ha convocato la madre del povero ragazzo e l’ha invitata a raggiungere il preside della Media «Rinaldi» per farsi raccontare l’accaduto.
A quel punto la donna è corsa alla scuola di via Demostene a riprendersi Michele e, con tatto, è riuscita a far confessare al figlio la sua terribile esperienza. E il giorno dopo ha sporto denuncia.
I poliziotti del commissariato, nel giro di poche ore, sono riusciti a identificare tutti i baby aggressori.

E ora, nel fascicolo aperto dalla Procura dei Minori, si ravvisa anche un’omissione di atti d’ufficio da parte del centro di via Tarabella: chi lo gestisce, per legge, è incaricato di pubblico servizio e quindi avrebbe dovuto informare immediatamente l’attività giudiziaria (o chi per essa) di quanto era avvenuto.

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