Vaticano

Il Papa sta con i combattenti ucraini, ma invoca la pace

Lettera di Francesco al popolo ucraino nove mesi dopo l'inizio dell'aggressione russa: "Difendono coraggiosamente la patria". Il Papa sta con i combattenti ucraini, ma invoca pace Parole di pace, ma a sostegno della legittima difesa

Il Papa sta con i combattenti ucraini, ma invoca la pace

"Nella croce di Gesù oggi vedo voi, voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione". La Lettera che Papa Francesco ha voluto scrivere al popolo ucraino nove mesi dopo l'inizio della guerra smentisce una volta per tutti quei detrattori che lo accusavano di essere troppo prudente. Il pontefice argentino, infatti, non ha avuto remore a parlare di "aggressione" così come aveva già fatto più volte, arrivando a definirla anche "un'aggressione sacrilega".

Il Papa chiede agli ucraini di unire le sue lacrime alle loro e confessa e che "non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera". Francesco ha anche menzionato esplicitamente le "fosse comuni scoperte in varie città" e che deve avergli raccontato di persona il cardinale Konrad Krajewski, suo Elemosiniere ed inviato in Ucraina più volte in questi nove mesi. Il porporato polacco si è inginocchiato in preghiera davanti ad una delle fosse comuni più grandi, a Izyum.

Armi sì, armi no: più volte si è discusso di come la pensasse sull'argomento il Santo Padre. Ma mentre ha usato parole non tenere nei confronti dei governi che, proprio alla luce dello scoppio della guerra nell'Europa orientale, avevano deciso di aumentare le spese militari, Francesco non ha mai messo in discussione il diritto alla legittima difesa dell'Ucraina. Sull'aereo dal Kazakistan aveva detto che non "è solo lecito, ma anche un'espressione di amore alla patria”. Concetto ribadito nella lettera pubblicata oggi nella quale si è rivolto ai "giovani, che per difendere coraggiosamente la patria" hanno dovuto "mettere mano alle armi anziché ai sogni" coltivati per il futuro.

No a una guerra ad oltranza

Da un lato, il Papa ha elogiato gli ucraini in quanto "popolo audace e forte", che "soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera" e dunque "un popolo nobile e martire"; dall'altro, a poche ore dalle dichiarazioni della first lady ucraina Olena Zelenska che alla Bbc ha detto di credere che "senza vittoria non può esserci pace", Bergoglio è tornato ha promesso di accompagnare gli ucraini con il cuore e la preghiera affinché "non ci si abitui alla guerra". Dalle parole del Papa, quindi, pare trasparire un 'no' ad una guerra ad oltranza, fino alla vittoria.

Infine, Francesco ha ricordato di aver consacrato al Cuore Immacolato di Maria, in unione con i vescovi del mondo come richiesto nelle apparizioni di Fatima, la Chiesa e l’umanità, con una particolare menzione per l'Ucraina e la Russia.

Paese che, in nome della pace, il Papa non ha paura di citare in una lettera a cuore aperto al popolo aggredito e che si conclude con la richiesta di non stancarsi di invocare "il dono sospirato della pace, nella certezza che nulla è impossibile a Dio".

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