
Più di 380 milioni di cristiani nel mondo vivono in Paesi in cui si praticano persecuzioni e discriminazioni a causa della loro fede, secondo i dati pubblicati da Open Doors nel 2025. I cristiani uccisi nel 2024, sempre secondo la stessa fonte, sono stati quasi quattromilacinquecento (4.476), le chiese e le proprietà dei cristiani attaccati 7.679, i cristiani imprigionati 4.744. Ancora più impressionanti le proporzioni di cristiani perseguitati in Asia (2 su 5) e Africa (1 su 5). Il fenomeno è purtroppo in crescita rispetto agli anni precedenti, riguarda anche altre confessioni religiose e coinvolge numerosi Paesi con gravi violazioni delle libertà fondamentali e rischi per la sicurezza personale delle comunità interessate ma è indubbio che esso riguardi soprattutto le comunità cristiane.
Nell’intento di combattere l’indifferenza della persecuzione dei cristiani nel mondo, nel 1998, l’allora direttore della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) Italia, Attilio Tamburrini, ideava il “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo”- alla cui redazione partecipano oggi tutti i 26 Paesi aderenti ad Aiuto alla Chiesa che Soffre International - , dalla cui ultima edizione, pubblicata nel 2025, si può evincere che il diritto umano fondamentale alla libertà di religione è violato in un Paese su tre (31%), vale a dire in 61 nazioni su 196. Quasi 4,9 miliardi di persone, il 62,5% della popolazione mondiale, vivono in nazioni dove questo diritto è violato in maniera grave o molto grave; la persecuzione in odio alla fede è peggiorata e l’impunità dei persecutori è oggi sempre più diffusa. L’Africa e l’Asia sono le aree più colpite, ma anche nei Paesi occidentali si registrano segnali di intolleranza, pressione ideologica e di “cancel culture”.
La libertà religiosa rappresenta oggi, dunque, una delle questioni più urgenti e delicate a livello globale, confermandosi come fondamento della pace e garanzia della dignità umana. Essa non è soltanto un diritto di ogni essere umano, ma anche un valore che contribuisce a rafforzare la coesione sociale. “La difesa della libertà religiosa non è una questione riservata a pochi, ma riguarda l’intera società. Il pluralismo religioso è in pericolo laddove il secolarismo si trasforma in negazione della diversità e in imposizione di una neutralità repressiva” ha affermato Marco Invernizzi (Reggente nazionale di Alleanza Cattolica).
“C’è una libertà che viene prima di quella religiosa perché ne è il presupposto: è la libertà della coscienza, senza la quale ogni uomo perde la propria dignità. La coscienza libera è oggi la principale nemica di un Occidente relativista che ha smarrito le sue radici. Solo riconquistando la libertà di coscienza si potrà ricostruire una civiltà a misura d’uomo” ha messo in evidenza Domenico Airoma, vicepresidente del Centro Studi Livatino. “Il riconoscimento del diritto di ogni persona a professare liberamente la propria fede si radica in una visione dell’uomo come essere dotato di dignità intrinseca, capace di scelta e destinato alla ricerca della verità”.
La dottrina sociale della Chiesa ha posto la libertà religiosa al centro del rapporto tra fede e società: un principio originato dalla tradizione biblica, dalla riflessione dei Padri e dalla maturazione della laicità moderna. Il Magistero della Chiesa, con la “Dignitatis humanae” e numerosi altri interventi, tra cui la “Dominus Jesus”, ha sempre affermato che la libertà religiosa è condizione per l’autentica promozione della persona e per una società veramente pluralista, anche di fronte alle tensioni ideologiche e alle forzature dello Stato secolare.
Durante il Giubileo dei Governanti il 21 giugno scorso, del resto, Papa Leone XIV ha richiamato il dovere di promuovere “le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa svilupparsi un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose”.
Come sottolineato da Sandra Sarti (presidente di ACS Italia) “nella trama della nostra Costituzione democratica la libertà di religione e di culto è strettamente legata ad altre libertà fondamentali come la libertà di pensiero, di coscienza, di associazione e di espressione. La libertà di religione non è una variabile indipendente dell’ordinamento statuale ma invece è uno dei tasselli decisivi di un progetto più ampio che riguarda tutti i diritti umani. Nel mondo, purtroppo, cresce il trend di mancato rispetto della dignità umana”.
Nel corso del convegno, Marco Invernizzi ha presentato il volume sugli scritti del piacentino Giovanni Cantoni (1938-2020), fondatore di Alleanza Cattolica, sul tema della libertà religiosa (Edizioni Cristianità, Piacenza 2025) rimarcando che “l’impegno di Cantoni nello studio della libertà religiosa, rappresenta uno degli aspetti più attuali della dottrina sociale della Chiesa.
Nel libro si può cogliere il frutto dell’eredità spirituale e culturale - nello studiare i documenti del Vaticano II, nell’accogliere il munus docendi della Chiesa e nel trasmetterne l’insegnamento - di una delle figure più significative del cattolicesimo laico italiano”.