Raffica di veglie Lgbtq+ in Chiesa. "Non sono contro il Catechesimo"

Il vescovo di Cremona difende le iniziative anti omotransfobia. A Chiavari c'è l'ex seminarista gay

Raffica di veglie Lgbtq+ in Chiesa. "Non sono contro il Catechesimo"
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Dopo gli islamici tocca alle comunità Lgbtq+ entrare in Chiesa con il permesso delle Diocesi per fare propaganda. Solo nell'ultimo mese ci sono state 28 veglie di preghiera contro l'omo-lesbo-bi-trans-fobia in altrettante diocesi, da qui al prossimo fine settimana ne sono previste altre 15, da Nord a Sud. È l'eredità del Pontificato di Bergoglio su cui il nuovo Papa non potrà che dissentire.

Lo scorso maggio ci sono stati eventi a Milano (Chiesa di San Carlo al Lazzaretto), Torino (SS. Nome di Gesù), Venezia (Santa Maria Ausiliatrice), Genova (San Pietro in Banchi), Modena (Sant'Antonio di Padova), Palermo (Gonzaga Campus, cappella San Giuseppe), Treviso (San Paolo Apostolo) e Vicenza (San Carlo al Villaggio del Sole), e ancora Avellino, Cremona, Fano, Pistoia (da don Mario Biancalani), Reggio Emilia, Catania, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Novara, Rimini e Parma, ma anche Bari, Latina, Ragusa, Novara. In molti casi la Diocesi non ha saputo spiegare come e perché un evento di propaganda su un comportamento «intrinsecamente disordinato» e contrario alla legge naturale è stato sponsorizzato dalla Chiesa né perché si è dato spazio all'agenda arcobaleno e il suo messaggio

sul gender. A Chiavari il 20 maggio scorso nella Chiesa di San Giovanni Battista è intervenuto l'ex seminarista gay Rosario Lo Negro, allontanato dalla Chiesa perché «costretto» a suo dire a curare la sua omosessualità. L'ultima veglia arcobaleno si è registrata l'altra sera a Cosenza. A Vicenza monsignor Giuliano Brugnotto aveva promesso di vigilare «affinché non sia promossa l'ideologia gender», altri alti prelati hanno fatto spallucce alle sollecitazioni di Pro Vita & Famiglia, ma c'è anche chi come monsignor Antonio Napolioni da Cremona ha sottolineato come l'iniziativa organizzata dentro la Parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio «non sia certamente contraria al Catechismo di Santa Madre Chiesa e all'insegnamento di Papa Francesco» (nella foto). Proprio la veglia cremonese è stata preceduta dall'incontro di approfondimento psicologico e teologico su «Sessualità, identità di genere e orientamento sessuale».

Su famiglie arcobaleno e ideologia gender c'è una marcata differenza tra il Pontificato di Papa Bergoglio e quello di Leone XIV, che in una delle sue prime uscite ufficiali, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva detto: «Per costruire società civili armoniche e pacificate

bisogna investire sulla famiglia, fondata sull'unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società». Una frase dirompente rispetto alle ambiguità di Francesco ma coerente al messaggio di Sant'Agostino (di cui Prevost è studioso eccelso) sul vincolo nuziale tra uomo e donna finalizzato alla prole, «una carne sola» per volere di Dio che nessuno può sciogliere ma anche in linea con l'enciclica Arcanum di Leone XIII sulla legge naturale e divina del matrimonio.

Era stato proprio il cardinale americano nel 2012 a criticare «le unioni alternative composte da partner dello stesso sesso e dai loro figli adottivi, rappresentate in modo così benevolo e

compassionevole nei programmi televisivi e al cinema». Difficile conciliare il messaggio giustamente compassionevole con i peccatori (e non con il peccato) di Francesco con le posizioni più intransigenti del nuovo Pontefice.

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