da Roma
Più che prove di dialogo in vista dello «spiraglio» a cui punta Franco Marini, quelle tra Walter Veltroni e Gianfranco Fini assomigliano tanto alle prove generali della campagna elettorale. Anche perché al segretario del Pd che accusa il centrodestra di avere «l’ansia di votare» invece di costruire intorno al presidente del Senato «una coalizione per scrivere nuove regole del gioco» non replica solo il leader di An, ma tutta l’opposizione. Da Pier Ferdinando Casini a Paolo Bonaiuti.
Così, quando il sindaco di Roma insiste nel chiedere «tre mesi e non tre anni» prima che si torni alle urne, Fini risponde in maniera inequivocabile: «È un centrosinistra disperato, si tratta di una richiesta strumentale». Esecutivo e riforme sono dunque da mettere su due piani separati, ripete intervenendo a un convegno sul ’68 organizzato da Ferdinando Adornato e dalla fondazione Liberal. Un’occasione per fare anche autocritica sugli errori del centrodestra che quarant’anni fa «lasciò alla sinistra la contestazione e determinò una frattura insanabile con il mondo giovanile». «L’unica soluzione a questa crisi - insiste il portavoce di An Andrea Ronchi - è votare subito». Anche Paolo Bonaiuti è categorico: «Il discorso di Veltroni è un continuo ribaltamento della realtà». E ancora: «Incredibile che Veltroni dica che Prodi ha fatto “un lavoro straordinario” quando non è riuscito a combinare nulla per venti mesi». Eppoi - chiede ironico il portavoce del Cavaliere chiudendo di fatto qualsiasi spiraglio al faccia a faccia di domani tra Marini e Silvio Berlusconi - «non erano stati loro a dire che se cadeva Prodi si tornava subito al voto?». E pure il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani ribadisce che «la governabilità passa per nuove elezioni». Dopo, spiegano i coordinatori azzurri Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, «ci sarà spazio per una stagione costituente». E anche il leader dell’Udc Casini guarda già alla prossima legislatura nella speranza che «maggioranza e opposizione lavorino insieme per la soluzione dei problemi del Paese». Insomma, «un governo di pacificazione è necessario». Scontato anche il «no» della Lega, che tanto è decisa ad andare alle elezioni da non aver voluto prendere parte alle consultazioni di Marini. «La grande coalizione - è la risposta del presidente dei deputati Roberto Maroni all’offerta di Veltroni - è solo una grande ammucchiata proposta da chi ha paura delle elezioni e vuole impedire al popolo sovrano di esprimersi democraticamente».
Sul punto, però, l’affondo del Pd è deciso. Perché, insiste Veltroni, anche ammesso che il centrodestra vinca, si arriverebbe comunque all’instabilità politica con «una coalizione composta di decine e decine di liste» e sapendo che il referendum potrebbe anche mettere a rischio la stessa legittimità del nuovo Parlamento. A passare per «irresponsabili», però, nel centrodestra non ci sta nessuno.
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