Michela Giachetta
È un primo giorno di scuola. Suona la campana della Torre del Campidoglio, la cosiddetta Patarina, e allappello del primo consiglio comunale, in aula Giulio Cesare, rispondono tutti, anche se qualcuno arriva in ritardo. Tutti i 60 eletti, la giunta e il sindaco. Presiede per i primi momenti il consigliere più anziano, come prevede il regolamento, ossia quello più votato nelle ultime amministrative: Umberto Marroni (Ulivo). Un minuto di silenzio per ricordare Raffaella Alibrandi, amministratore delegato della Fiera di Roma, scomparsa ieri e, dopo, il giuramento del sindaco. La patarina risuona. E le (e)lezioni hanno inizio. Viene eletto Mirko Coratti come presidente dellAula, con 35 voti a favore, uno per Monica Cirinnà, 23 schede bianche e due nulle. Qualcuno della maggioranza non si è schierato per Coratti, dato che i consiglieri del centrosinistra sono in totale 38, ma il voto è segreto e chiedere in giro chi siano stati i franchi tiratori è inutile. Tocca poi ai vice: sono eletti Vincenzo Piso e la Cirinnà, rispettivamente con 22 e 37 voti. E ai segretari: nominati Fabio De Lillo (Fi) e Antonio Saccone, ex forzista ora nella Lista Civica. Nel mentre i consiglieri si muovono, girano per laula, si fanno fotografare. Qualcuno prende le distanze dal gruppo dellUlivo che da solo riunisce 23 consiglieri: sono i capigruppo dei Verdi, della Lista civica, del Prc, dellItalia dei Valori, della Rosa nel Pugno e di Rifondazione. Hanno appena costituito il coordinamento delle forze politiche di maggioranza esterne allUlivo. «Vogliamo dare voce a quei romani che hanno votato i singoli partiti - dichiara Fernando Bonessio (Verdi) - Siamo una cosa diversa rispetto allUlivo e intendiamo sottolinearla».
Fra i banchi si vede anche Gianni Alemanno, ex candidato sindaco e ora commissario della Federazione romana di An, che guarda al futuro, richiamando il sindaco «alle emergenze della città: lillegalità tollerata, lemergenza casa, il turismo, sul quale malgrado i successi manca una linea chiara». E chiede più spazio per il centrodestra, «non solo la Commissione trasparenza (lunica che per tradizione viene assegnata allopposizione, ndr), ma anche quella elettorale, quella per lo Statuto, il Difensore civico, lauthority per i servizi pubblici». Intanto arriva lora di dare la parola al sindaco. Il suo è un discorso programmatico, almeno nelle intenzioni, di 24 pagine, ma molti sono i minuti dedicati a ricordare le cose fatte. E per il futuro è un elenco di promesse, dalle nuove metropolitane, ai parcheggi, passando per gli asili nido e il voto agli immigrati a Roma per le amministrative. Annuncia anche che è in corso un nuovo censimento che, come dichiara lo stesso Veltroni «allineerà lanagrafe e il censimento. La popolazione legale ne risulterà sensibilmente superiore, con la conseguenza di una nuova e diversa fotografia dei fabbisogni e delle domande sociali espresse della città». Non manca un accenno alla questione dei tassisti, e non poteva essere altrimenti. Mentre il consiglio è riunito, infatti, molti i tassinari che fanno sentire i loro clacson in piazza Venezia, per protestare contro lannunciata liberalizzazione delle licenze da parte del Governo Prodi. Il sindaco, pur sottolineando che il lavoro dei tassisti va rispettato, dichiara che «le nuove normative nazionali in materia, se verranno fatte vivere attraverso la concertazione, potranno produrre un nuovo impulso alla crescita dellattività e dei redditi del settore». La maggioranza applaude, a fine discorso, lopposizione, seduta, no. Pronta la replica di Alemanno, a margine: «È stato il solito affresco retorico molto abile e capace di toccare tasti importanti. Ma a fianco di questa capacità sul fronte del disegno programmatico si sono accatastati dati e interventi a pioggia e non sono state delineate le priorità».
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