Veltroni si fa la tv. Per inseguire D'Alema

Si chiamerà Youdem e partirà il 14 ottobre, a un anno dalle primarie. Bombardamento multimediale fra internet, cellulari e circuiti delle sezioni. Il segretario Pd: "Solo così non perderemo voti". Il regista Soldani: "Io, servitore di due padroni"

Veltroni si fa la tv. Per inseguire D'Alema

Roma - Insomma, nasce Youdem: canale di partito, sul satellite, sul web, a circuito chiuso nelle sezioni. Altro che Red, la tv «concorrente» della Fondazione italianieuropei. Questa sarà una cosa spartana e trendy, con un occhio a Obama e un altro al popolo della rete. Zero vip, molti filmaker. Nella conferenza stampa in cui lo annuncia, Walter Veltroni è abbronzatissimo, i capelli ormai quasi bianchi, un secolo di campagna elettorale stampato sul viso. È di umore strano. Certo, è sempre il «più grande comunicatore della politica italiana» (Silvio Berlusconi dixit) che si gioca i giornalisti come i birilli: tono confidenziale, appello nominale («Luca», «Andrea»...) battute fuorionda sull’abbronzatura del collega Mario Lavia, motteggi a chi scrive per avergli fatto una domanda sui «dalemiani» (secondo il leader del Pd non esistono nemmeno «i veltroniani»! Divino). Persino un bonario tentativo di tirare orecchie ad Andrea Carugati, brillante firma de l’Unità, reo (si presume), di aver raccolto il pensiero del numero tre del partito Giorgio Tonini. Il senatore del Pd, infatti, aveva annunciato in una intervista che Veltroni non avrebbe concluso la festa Democratica. Il giornale del Pd, ovviamente, ci aveva titolato sopra. Figurarsi: «Scrivi pure - rimbrotta, bonario ma nemmeno troppo il leader pd - che concluderò io».

Proprio perché Walter è un grande comunicatore, stupisce che nessuna agenzia abbia colto la portata di quest’altra frase, sillabata ieri con apparente noncuranza, partendo dal pretesto della Tv: «Il Pd deve recuperare il profilo di innovazione che aveva alla sua nascita... se non saprà trovare, anche con Youdem, freschezza e innovazione, penso, temo, che altri risultati elettorali, dimostreranno quale risultato straordinario era quel 34% delle politiche, in un paese europeo». Come dire: alle regionali e alle europee si prenderà una scuffia, e la colpa non sarà certo mia, ma di chi non vuole innovare. Indovinate di chi? «Poi», incalzato dalle domande sul canale parallelo messo in campo dai dalemiani, Veltroni si toglie più di un sassolino: «Non so se quello è il canale dalemiano... Ma questo non è il canale veltroniano. È la tv del partito, chiaro?». Poi, andandoci giù duro: «Questo è un progetto tutto nuovo, basato sulla rete: non ha bisogno di strutture faraoniche, non ha bisogno di star». Come dire: una frecciata per Red tv, che ha già fatto sapere di avere nella manica due beniamine del popolo diessino come Lucia Annunziata e Rula Jebreal. Anche Vincenzo Cerami, uomo della cultura del Pd veltroniano ha le idee chiare: «Questo dovrà essere uno spazio divertente, contraddittorio, non proprio di servizio rispetto al partito». Sorprendente il ruolo che lo sceneggiatore di Roberto Benigni è pronto a ritagliarsi: «Penso di poter contribuire scoprendo in giro per l’Italia dei nuovi comici. Il paese è pieno di giovani talenti... Potremo fare, perché no, dei corsi di scrittura». Insomma, tanto Red si propone come una piccola e ambiziosa tv generalista, così Youdem vuole essere alternativa e interattiva: «Un po’ - dice Paolo Gentiloni - Barack tv» (ovvero la tv di Obama sul web). La collocazione? Veltroni e Gentiloni la mettono a fuoco così: «Andremo nel web, sulle maggiori tv locali, sui telefonini e stiamo contrattando con Sky un canale satellitare sulla sua piattaforma».

E nel tratteggiare il taglio innovativo che immagina per la tv del Pd Veltroni regala altre due perle. La prima: «Sarà bellissimo: un giovane potrà mandare il suo corto, e se la redazione lo considererà valido, andrà in onda» (wow). La seconda: «Sto facendo un’esperienza interessante e bellissima su facebook.... Ho già raggiunto il massimo degli amici possibili, 5mila iscritti, al punto che vedremo come fare per superare questo limite. Spesso rispondono persone del mio staff, spiegandolo, ma spesso anche io, ad ore strane del giorno e della mattina. È una esperienza culturale, politica e umana molto bella».

Ma basta citare il canale della fondazione Italianeuropei perché l’umore improvvisamente cambi: «Capisco che sia perfettamente inutile ricordarvelo: queste distinzioni esistono solo nella testa dei giornalisti». Magari.

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