Politica

In vendita la torre di Do Nascimento: i soldi alle vittime di Wanna Marchi

La teleimbonitrice di Ozzano e la figlia Stefania hanno subito una condanna pesantissima, più di 9 anni, ma in realtà ne sconteranno molti meno

Un appello disperato, con le lacrime agli occhi: «Non spegnete i riflettori su Wanna Marchi». Lei, la teleimbonitrice di Ozzano, l'ha registrato alla vigilia della sentenza con cui la Cassazione ha chiuso la partita confermando le condanne pesantissime, a più di 9 anni di carcere, per madre e figlia. Quel video, registrato nella villa di Castel Del Rio, oggi nel mirino degli avvocati di parte civile, è stato consegnato a Bruno Vespa ed è andato in onda mercoledì scorso nel programma Porta a porta.
Per chi pensava che Wanna Marchi e Stefania Nobile fossero pronte ad uscire di scena, quelle immagini sono una doccia fredda: le due donne non vogliono essere dimenticate, non vogliono scomparire, si preparano in qualche modo a tornare sotto i riflettori. Certo, ora sono recluse nel carcere di Bologna, lo stesso che accoglie un'altra detenuta celebre come Annamaria Franzoni, ma le Marchi non si danno per vinte.
Che cosa accadrà nelle prossime settimane? Difficile immaginare gesti eclatanti, più probabile che le Marchi, assistite dall'avvocato Liborio Cataliotti, cerchino anzitutto di limitare i danni e di trovare il modo per uscire il più rapidamente possibile dalla prigione. La pena è pesantissima, ma, come spesso accade in Italia, solo sulla carta: i nove anni scendono subito a sei con il bonus garantito dall'indulto; poi c'è il cosiddetto presofferto, circa un anno fra cella e arresti domiciliari, già scontato quando esplose l'inchiesta nel 2002. Ancora, la liberazione anticipata: in pratica chi si comporta bene guadagna un anno ogni quattro. Soprattutto, Stefania è malata e secondo i suoi consulenti le condizioni di salute della donna, minate dall'intreccio fra anemia e artrosi, sono incompatibili con la detenzione. Stefania, se non Wanna, potrebbe quindi trovare in fretta il modo di lasciare la cella e tornare magari a Castel Del Rio. Ma alla battaglia delle Marchi si contrappone quella dei legali di parte civile che sono sulle tracce del loro tesoro. E che stanno cercando di recuperare in qualche modo i 2 milioni e trecentomila euro stabiliti dal tribunale di Milano per risarcire le vittime. La strada degli indennizzi passa anzitutto per gli appartamenti sequestrati in mezza Italia e poi venduti all'asta. Nelle prossime settimane si cercherà per l'ennesima volta un acquirente per la torre che il "maestro di vita" Mario Do Nascimento possedeva in provincia di Biella.

Se la transazione andrà in porto, altri denari finiranno in tasca alle vittime.

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