Vendite in calo: ora per i saldi si aspetta l’ultimo minuto

Una fiammata nei primi tre giorni e poi calma piatta. Il tracciato dei saldi invernali scattati il 6 gennaio in 14 regioni ha segnato un picco solo nei primi giorni, per poi frenare bruscamente e mostrare, a dieci giorni dalla chiusura, un drammatico calo a due cifre: -18% sull’anno scorso, che già era andato maluccio. Abiti, accessori e calzature sono rimasti per lo più sugli appendiabiti e sui ripiani dei negozi, tanto che probabilmente si assisterà a una coda generalizzata dei saldi, i «saldi dei saldi». Confcommercio ha rivisto al ribasso il volume d’affari del periodo (che rappresenta il 15% degli incassi annuali della categoria), da 6,2 a 5 miliardi. Fismo Confesercenti parla di un calo tra il 15% e il 18%, una gelata dei consumi che fa superare differenze tra Nord e Sud, omogenea in tutt’Italia.
A poco più di 10 giorni dalla fine (il 16 febbraio per chi è partito all’Epifania), i portafogli sono rimasti serrati, i negozianti piangono, la ripresa non c’è stata.

«Quest’anno il calo dei consumi è stato più accentuato - dice il presidente di Fismo, Roberto Manzoni - e il settore moda è quello che ha registrato la maggiore sofferenza». Dal 15 al 25 gennaio, poi, secondo gli operatori «tutta l’economia italiana è stata ferma».

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